RADICALI ROMA

RU486, COSI' MI HANNO TRATTATO IN OSPEDALE

Caro Augias, qualche giorno fa mi sono recata al Pronto Soccorso ginecologico del Policnico Umberto I di Roma, per chiedere la pillola del giorno dopo. Un signore (medico? infermiere?) mi ha fatto accomodare dandomi confidenzialmente dell tu. Alla mia richiesta ha ribattuto: “Per le successive 12 ore il medico di turno non prescrive la pillola e così forse il medico del turno successivo. Prova a tornare domani o prova in altri ospedali non cattolici, come il San Giovanni e il San Camillo dove – abbassando la voce – praticano gli aborti”.
Stavo per andarmene, quando il mio interlocutore ha fatto una serie di domande sul pperché avessi bisogno della pillola. Gli ho fatto presente che il mio partner si era “scordato” che io fossi in “pausa pillola anticoncezionale” e, dato il periodo del ciclo in cui mi trovavo, tale dimenticanza avrebbe potuto dare origine ad una gravidanza che, vista la situazione di lavoro precario in cui ci troviamo (entrambi laureati con contratti a progetto, scadenze poco più che mensili), non era affrontabile.
Il gentile interlocutore mi ha allora spiegato che la pillola del giorno dopo nulla avrebbe potuto fare per me visto che mi trovavo nella fase ovulatoria e quindi ad elevato rischio di gravidanza perché, secondo lui, la pillola del giorno dopo interviene solo posticipando il momento dell’ovulazione.
Caro Augias, io sono biologa, so come funziona il mio corpo e conosco i meccanismi d’azione dei farmaci. Questo colloquio buonista, fatalista e trasudante ignoranza non me l’aspettavo.
Raggiunto il mio compagno, ci siamo diretti al San Giovanni. Al Pronto Soccorso di Ginecologia una, presumo, infermiera pretendeva che facessi la mia richiesta in mezzo ad un corridoio.
Le ho chiesto di poter entrare nella stanza da cui lei sbucava, ho chiuso la porta e richiesto la pillola. La risposta è arrivata mentre riapriva la porta: “Qui non la prescriviamo!” ha aggiunto, urlando nel corridoio, che avevo tempo tre giorni.
Ci siamo recati al San Camillo. Qui sono entrata in una stanza, la porta è stata chiusa, mi è stato consegnato un modulo, poste poche e mirate domande, data la prescrizione. La dottoressa mi ha invitato ad assumere le pillole prima possibile onde aumentarne l’efficacia e mi ha confermato che la pillola è in grado di bloccare l’ovulazione, se il rapporto è avvenuto nella fase pre-ovulatoria. Se invece l’ovulazione è avvenuta, la pillola può agire sull’endometrio (la parete interna dell’utero su cui si impianta la gravidanza) impedendo l’impianto dell’ovulo fecondato.
Qualora invece al momento dell’assunzione l’embrione fosse già impiantato, la pillola non sarebbe più efficace e che tale circostanza potrebbe verificarsi in caso di assunzione tardiva del farmaco.
Siamo tornati a casa con una confezione quattro ore dopo esserne usciti. Per fortuna non c’era traffico, avevamo un mezzo e per fortuna in uno Stato laico è ancora possibile trovarre dei medici che prescrivano un farmaco annoverato non tra gli abortivi, ma tra i contraccettivi.

Dott.ssa F. C. (sul giornale il nome è per esteso)
Roma

(Risponde Corrado Augias)
Questa lettera non ha bisogno di commenti. Giudichi ognuno da sé il grado di professionalità, ma potrei dire di civiltà, di certi comportamenti nella capitale di un paese che è membro fondatore dell’Unione europea.