Non doveva essere un’ordinanza ”contingibile e urgente” a bloccare le sperimentazioni della Ru486, la pillola abortiva, effettuate fino al settembre scorso dall’ospedale Sant’Anna di Torino e poi fermate dall’allora ministro della salute Francesco Storace. Per lo stop si dovevano rispettare leggi e procedure vigenti (sospensione e revoca), motivando meglio il divieto: giustificato prima, dal ministro, con la necessità di proteggere la madre dai test fuori dal ricovero ospedaliero, poi di fatto (illegittimamente) esteso a ogni tipo di sperimentazione. Queste alcune delle ragioni con le quali il Tar del Lazio, con sentenza del 26 ottobre scorso (terza sezione quater), ha annullato l’ordinanza sull’aborto farmacologico del 21 settembre 2005, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 222 del 23 settembre 2005.
Il ministro Storace, si ricorda, aveva utilizzato il provvedimento d’urgenza per sospendere gli interventi-test sul territorio nazionale, vietando l’arruolamento di nuove pazienti, fatta eccezione per quelli in atto in regime di ricovero ospedaliero. Il Sant’Anna aveva fatto ricorso e nello stesso tempo si era adeguato alle prescrizioni ministeriali, e Storace aveva riautorizzato la sperimentazione dal successivo novembre.
Con la pronuncia del 26 ottobre 2006, il Tar del Lazio ha accolto le ragioni dell’azienda ospedaliera: secondo i giudici, “esistendo specifiche procedure espressamente disciplinate dal legislatore e da utilizzare nelle varie evenienze, sospensione o revoca, il competente ministro della salute avrebbe dovuto conformare la sua azione a quelle procedure e non ricorrere al potere di emettere ordinanze contingibili e urgenti”. Fondata, per gli stessi giudici, si è rivelata poi l’ulteriore censura, “nella parte in cui viene lamentata l’intrinseca irrazionalità del provvedimento gravato, che, effettivamente, sembra fondato prevalentemente sulla preoccupazione delle possibili conseguenze della sperimentazione svolta al di fuori dal regime di ricovero ospedaliero, mentre poi, in contrasto con tale premessa, esclude anche la sperimentazione svolta in tale regime, ammettendo come unica eccezione esclusivamente i trattamenti in corso e arrestando in tal modo qualunque sperimentazione”.
La pronuncia è stata accolta con entusiasmo dai sostenitori della pillola abortiva. Rita Bernardini, segretaria dei radicali italiani, e Bruno Mellano, deputato della Rosa nel pugno, hanno sottolineato il “grande merito del Sant’Anna di ricorrere alla giustizia amministrativa” e hanno ricordato che l’azienda potrà ora senza ostacoli procedere sulla strada aperta della sperimentazione”.