Da Corriere della Sera, 11 marzo 2005, pag. 11
ROMA – “Si è scelto di non votare per due motivi. Il primo è la maggiore probabilità di successo, perché molti si astengono in ogni caso e dunque c’é già una quota di astenuti alla quale ci si va a sommare. L’altro motivo è la contrarietà a usare il metodo del referendum in materie così complesse”: con questa argomentazione il cardinale Camillo Ruini ha presentato ieri mattina ai parroci di Roma, durante la riunione mensile, l’indicazione di “non andare a votare” per i referendum sulla fecondazione assistita.
L’incontro avveniva nella basilica di San Giovanni in Laterano, dov’erano presenti centinaia di parroci e cooperatori parrocchiali. Dopo una presentazione della posizione dell’episcopato, fatta dal cardinale – che è vicario di Roma e presidente della C.E.I. – ha parlato Paola Binetti, esperta di bioetica e presidente del comitato “Scienza e vita”.
Il cardinale ha spiegato in dettaglio la scelta per l’astensione, che aveva formulato sinteticamente lunedì ad apertura del Consiglio permanente della C.E.I.. Non ha mai citato Prodi – né Andreotti, o Scalfaro, o altri cattolici che hanno detto che andranno a votare, o che voteranno “no” – ma ha insistito che vi sia “compattezza” nella scelta astensionista.
“il non votare o il votare no – ha detto – sono scelte alternativa tra loro, non possono essere praticate insieme. Se si decide di votare no, si va a votare e così si contribuisce al raggiungimento del quorum e quindi l’astensionismo viene vanificato. Se una parte si astiene e una vota no, finisce che quelli che votano no aiutano quelli che votano sì. Questo è elementare”.
L’astensione – ha precisato didascalicamente il cardinale – ha lo scopo di “far cadere” i referendum e dunque di impedire i “peggioramenti radicali” che ciascuno dei quattro quesiti apporterebbe alla legge 40/2004, se fossero approvati. Quella legge, ha precisato Ruini, è “per noi un male minore” ed ha commentato:”Per la verità è un male molto minore rispetto al Far West che c’era prima”.
“Il non andare a votare è pienamente legittimo”, ha insistito il cardinale, mirando alle obiezioni di chi sostiene che l’astensione sarebbe “lesiva” del confronto democratico, o costituirebbe un’indicazione “debole”. “La nostra scelta di non andare a votare non è una scelta di disimpegno, ma è un’opposizione ai referendum ancora più ampia e motivata, un’opposizione sia ai quesiti sia al metodo referendario in questa materia e noi dobbiamo motivarla come tale, non certo come scelta di disimpegno, del tipo “andate al mare”.
Ai sacerdoti – ha affermato Ruini – spetta il “compito formativo” di “motivare l’atteggiamento dei fedeli, fino alla scelta concreta del non voto, basandola sempre sulle ragioni di fondo che ci inducono a difendere questa legge”. I parroci lo dovranno fare “nelle varie forme opportune, sia nei contatti personali, sia negli incontri che si convocano a questo scopo, e sempre con un’orientazione che direi missionaria”, cioè “motivando i fedeli che vengono sempre ai nostri incontri”, perché a loro volta “cerchino di convincere anche gli altri”.
L’importanza della questione il cardinale l’ha presentata così: “E’ il primo grande confronto pubblico, in Italia, sull’uomo, su chi è l’uomo nell’epoca delle biotecnologie. L’uomo è superiore alla natura, è l’immagine di Dio, o è solo una particella della natura? Sono in gioco le radici della fede cristiana e della nostra civiltà. Impegnarsi su questo è un dovere della Chiesa, prima che un diritto”.
Luigi Accattoli