ROMA – No a coppie gay ed aborto. Sì ai finanziamenti pubblici per le scuole cattoliche. E infine un invito al mondo politico a trovare un’intesa tra centrosinistra e centrodestra nel superiore interesse del Paese. I vescovi italiani per bocca del loro presidente Camillo Ruini dettano al governo che verrà le loro richieste.
MASSIMO EQUILIBRIO – Dopo che «le recenti elezioni politiche hanno prodotto un risultato di massimo equilibrio nel voto popolare», il governo che sta per nascere «in uno dei due rami del parlamento può contare su una maggioranza assai ristretta». Secondo i vescovi italiani, «in questa situazione diventa ancora più importante e indispensabile, per il superiore interesse del Paese, che entrambi gli schieramenti politici, ciascuno nel proprio ruolo e tenendo conto della misura del consenso ricevuto, non si arrestino nelle contrapposizioni, ma cerchino piuttosto di dare vita a una dialettica costruttiva e davvero reciprocamente rispettosa». Nella sua prolusione ai lavori della cinquantaseiesima Assemblea, il presidente della Cei, Ruini, ha spiegato che questo atteggiamento è richiesto alle forze politiche dai problemi che «l’Italia non può non affrontare» e ancor prima dalla qualità stessa della nostra vita civile e dalla compattezza del tessuto sociale. «In questo spirito – ha affermato Ruini – dovrebbe svolgersi anche il confronto in ordine all’ormai molto prossimo referendum popolare confermativo della riforma della seconda parte della Carta costituzionale».
GAY – Ruini ha ribadito poi «l’opposizione» della Chiesa «ai tentativi di dare un improprio e non necessario riconoscimento giuridico a forme di unione che sono radicalmente diverse dalla famiglia», «oscurano il suo ruolo sociale e contribuiscono a destabilizzarla». Nel discorso letto in apertura dell’assemblea della Cei pur condannando ogni tipo di «discriminazione» verso i gay «deplora» l’equiparazione dei diritti delle coppie omosessuali con quelli delle famiglie« contenuta anche nella Risoluzione Ue del 18 gennaio scorso sull’omofobia.
CODICE DA VINCI – Ruini dedica un paragrafo della sua prolusione d’apertura all’assemblea della Cei al film tratto dal best seller di Dan Brown. Niente boicottaggio, semmai «Il Codice da Vinci» offre alla Chiesa «l’occasione» di una «opera capillare di catechesi, e prima ancora di informazione storica» per aiutare «la gente a distinguere con chiarezza i dati certi delle origini e dello sviluppo storico del cristianesimo dalle fantasie e dalle falsificazioni». «Una moda editoriale e cinematografica» aggiunge il porporato mettendo in evidenza il business che si cela dietro. «Ha primariamente uno scopo commerciale» ma costituisce »anche una radicale e del tutto infondata contestazione del cuore stesso della nostra fede, a cominciare dalla croce del Signore».