RADICALI ROMA

Ruini: «Siamo pronti a qualsiasi guerra»

ROMA — Gianni Letta è uomo abituato alle conversazioni delicate, da sempre affidate alle sue note abilità diplomatiche, ma quella ingaggiata lunedì scorso non dev’essere stata facile neppure per lui. Un lungo e complesso dialogo con il personaggio che, nella politica italiana, sta giocando un ruolo fondamentale: il cardinale Camillo Ruini. «Per difendere le nostre posizioni, siamo disposti a qualsiasi guerra» avrebbe sussurrato l’alto prelato. Ma Letta, questo, l’aveva capito da un pezzo.

Il colloquio telefonico tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e il presidente della Cei è planato, non si sa quanto dolcemente, sui possibili candidati della Cdl. Inevitabile sondare le potenzialità di Gianfranco Fini. Così, parlando e saggiando, anche Gianni Letta ha cercato di capire se i ripetuti “strappi” del vicepremier e ministro degli Esteri, dalle clamorose dichiarazioni a favore del referendum sulla procreazione assistita fino alle ultime posizioni sui Pacs, abbiano definitivamente raggelato l’antica simpatia che Oltretevere si provava per Fini. Il risultato del test, raccontano, non è stato proprio incoraggiante, anche se forse altre mosse seguiranno. Il ministro degli Esteri può contare in Vaticano su certe antiche simpatie, monsignor Re, per esempio. Si annunciano a breve incontri riservati tra Fini e un autorevole esponente della gerarchia ecclesiastica. Del resto, proprio ieri, il vicepremier ha fortemente caldeggiato gli interventi sulla famiglia, incontrando Tremonti per discutere di Finanziaria.

Con Letta, comunque, il cardinale sarebbe stato netto: «Per difendere le nostre posizioni, siamo disposti a qualsiasi guerra». In Vaticano, dunque, ricordano di non dimenticare. «Non è tanto l’ultima posizione di Fini, quella sui Pacs, ad aver amareggiato Oltretevere— confida un buon conoscitore della materia —. La ferita che brucia ancora è l’aver sostenuto i “sì” al referendum, in più criticando l’astensione. Fini ha sottovalutato l’importanza che il Vaticano attribuisce alla rivoluzione antropologica dell’uomo post-uomo. Eppure, il cardinale Ruini ne parla da almeno due anni».

Rivelatrice è anche la scelta del linguaggio adottato dal cardinale nella conversazione con Letta. Un lessico alla von Clausewitz, evocatore di strategie belliche, più che latore di evangelica disponibilità a porgere l’altra guancia. Berlusconi queste cose le sa e ai suoi è parso molto preoccupato. Forse, chissà, gli è pure arrivato alle orecchie il secco commento affidato dall’ascoltato e autorevole monsignor Rino Fisichella a una molto privata conversazione. Qualcuno aveva fatto osservare al prelato che le quotazioni diGianfranco Fini ultimamente sembrano in ascesa, ma il monsignore ha replicato con gelida e chirurgica precisione: «Fini? Si è dimostrato inaffidabile ».

In molti pensano che, fatte salve le inclinazioni e le affinità personali, Oltretevere si sentano più vicini a Pier Ferdinando Casini e a Marco Follini. Voci di Forza Italia in buoni rapporti con le gerarchie ecclesiastiche negano invece che le cose stiano così. Raccontano, piuttosto, di un’altra conversazione, sempre incentrata sul prossimo duello elettorale in Italia.
Nel corso della stessa, un autorevole esponente di santa madre Chiesa avrebbe sviluppato il seguente ragionamento: «Ma perché lo sfidante di Prodi dev’essere per forza uno dei leader della coalizione? Berlusconi avrebbe una straordinaria possibilità: puntare su una donna, cogliere la novità che sta fermentando un po’ in tutto il mondo». Una donna, già: non si discute di Hillary Clinton prossima candidata alla Casa Bianca e di Ségolène Royal all’Eliseo? E non sorprenda che proprio la Chiesa colga questi segnali: dopo papa Wojtyla, in Vaticano sanno quant’è importante anticipare le tendenze.

Una donna che sfidi Romano Prodi, dunque. E chi potrebbe essere? Oltretevere, a dire la verità, un nome l’avrebbero già individuato ed è quello della cattolicissima Letizia Moratti, ministro dalla vita rigorosa e dall’impegno certificato, notoriamente assai stimata da Silvio Berlusconi. Ma queste, per l’appunto, sono ancora solo supposizioni e nella conversazione con Ruini, lunedì, Gianni Letta non della Moratti ha parlato,madi Gianfranco Fini. Perché Palazzo Chigi, comprensibilmente, deve capire se puntare o meno sul ministro degli Esteri, se procedere o no col tentativo di ammorbidimento. «In Vaticano, è vero, non amano Fini, ma non si può certo dire che amino Prodi» commentano speranzosi nella Cdl, sicuri che dopo la lettera del Professore sui Pacs, e soprattutto dopo i fischi degli studenti a Ruini, Oltretevere l’atteggiamento muterà. A riprova di ciò portano non solo le recentissime confessioni del credente Fassino, ma soprattutto le secche dichiarazioni di D’Alema, partito all’attacco di Ruini. Sospirano in via dell’Umiltà, confermando la fascinazione per l’avversario diessino: «Come al solito, D’Alema è stato il primo ad accorgersi che qualcosa, in Vaticano, sta cambiando».

Maria Latella