RADICALI ROMA

Salva Roma – Riccardo Magi: Roma non può fallire perché è già fallita, ostruzionismo M5S difende disastro degli enti clientelari

Ai bancarottieri capitolini di destra e sinistra, oggi si aggiungono i grillini. Dal 2008 si è nascosto il disastro del bilancio capitolino che i cittadini italiani e romani pagano ogni anno con l’aumento di tasse. Siamo alla finanza virtuale ma nessuno lo dice. 
 

Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere capitolino Radicale eletto nella Lista civica Marino: 

Quella che si sta consumando in queste ore tra Parlamento e Campidoglio è una sceneggiata dai toni grotteschi, con i grillini schierati a difesa del disastro degli enti clientelari.

All’improvviso è emergenza Roma, ma perché nessuno dice che la Capitale per legge non può fallire? Che non può – ai sensi del comma 5 art. 78 del Dl 112/2008 – dichiarare dissesto perché già lo ha fatto, seppur mascherandolo con la gestione commissariale avviata nel 2008? Perché nessuno parla degli ulteriori 200 milioni di euro l’anno che a breve saranno indispensabili per pagare il debito pregresso – oltre ai 500 milioni di euro già stanziati ogni anno – come scritto dal Commissario al debito nella relazione depositata in Parlamento nell’aprile scorso? Durante i cinque anni di Alemanno si è continuato a far finta di non sapere che si era già oltre l’orlo del baratro e i primi mesi di questa consiliatura non hanno certo segnato la discontinuità necessaria.

La verità è che l’approvazione del dl Salva Roma con le modifiche apportate al Senato avrebbe permesso alla classe dirigente nazionale e capitolina di continuare a prendersi in giro. Avrebbe commissariato un altro pezzo di Roma Capitale senza salvare Roma. A salvarsi sarebbero stati solo Giunta, Consiglio e partiti, che avrebbero fatto finta di continuare a governare non sapendo di essere, in realtà, soltanto bancarottieri messi nelle condizioni di non nuocere. A farne le spese sarebbero stati, invece, ancora una volta i cittadini italiani e romani, costretti a finanziare il piano di rientro con nuove tasse e con servizi ridotti a livelli pietosi, proprio come nel 2008 quando fu introdotta la gestione commissariale: una farsa infinita.

Roma non può fallire perché è già fallita, ma gli unici ad averlo denunciato siamo stati noi Radicali, come ha riconosciuto Sergio Rizzo sul Corriere della Sera e come ricordato oggi alla Camera, pubblicando sul sito opencampidoglio.it i dossier con la verità sul disastro finanziario delle società partecipate del comune. Renzi non può cambiare Roma, se la Capitale non lavora per il proprio cambiamento. Invece di chiedere al Governo di far finta di salvare la capitale dalla bancarotta, il Consiglio si assuma le sue responsabilità e si riappropri del ruolo a cui ha rinunciato finora, proponendo misure efficaci per il risanamento del bilancio comunale.

Alle svendite e alle privatizzazioni all’italiana, su cui è pronto ad avventarsi il capitalismo nostrano, ci sono alternative se Roma Capitale deciderà di occuparsene: dismettiamo i servizi non essenziali, apriamo i servizi essenziali alle gare e valutiamo forme innovative come l’azionariato popolare, forme di cooperative di utenti, a contratti di servizi municipali, in grado di creare quel controllo sull’efficienza che cittadini chiedono come principale “bene comune”.

Se la mancanza di controllo e di trasparenza è la principale causa del dissesto, recuperarli come strumento di governo può essere la sola strada per uscire dal baratro.