“Nel settembre 1992 il Governo Amato con la legge delega 421 intervenne sulla sanità per arginare il debito pubblico. La riforma prevedeva di interrompere il rapporto politica- sanità dando autonomia alle aziende sanitarie, le stesse aziende dovevano avere un direttore generale, proveniente dal pubblico o dal privato, con provata esperienza manageriale, infine si doveva dar voce ai pazienti sul grado di efficienza e di soddisfazione del servizio sanitario, rendendo pubblici tali risultati e oggetto di un dibattito parlamentare annuale. Nei 14 anni successivi alla legge delega, i vari Governatori della Regione Lazio, hanno permesso alla politica di riappropriarsi della scelta dei direttori generali facendo sparire sia i manager privati che i criteri di competenza, consolidando un potere di lottizzazione dei partiti utile per il proprio finanziamento e per il proprio consenso. Chi paga è sempre l’utente, parte debole di questo sistema fatto di politici lottizzatori e dipendenti che continuano ad avere aumenti di stipendio senza essere vincolati da criterio di merito e produttività. Il deficit di 10 miliardi è l’ennesimo regalo della partitocrazia italiana, sia di centro-destra che di centro sinistra, visibilmente più attenta alla spartizione di posti di potere che alla salute dei cittadini”