RADICALI ROMA

"Se ci fosse luce": blues per Aldo Moro canta il nipote, in platea l'ex br Morucci

“Vorrei che tu fossi ricordato vivo/ perché la forza del tuo pensiero/ a distanza di 30 lunghissimi anni/ possa suonare in questo blues/ e cadere come una lama sulla coscienza di chi ancora cerca di ucciderti”. Una ballata struggente per Aldo Moro. Composta anche con parole tratte dai suoi discorsi pubblici e dalle ultime lettere, quelle della prigionia. Titolo: “Se ci fosse luce”. Autore: Luca Moro, il nipote a cui il presidente riservava i pensieri più lancinanti durante i 55 giorni del sequestro. In sala, sede dei Radicali, terzo piano di via di Torre Argentina, siedono tre ex terroristi, tra cui l’ex brigatista Valerio Morucci, uno dei sequestratori dello statista dc. Le vecchie foto che scorrono sullo schermo, del nonno in giacca e cravatta con in braccia il piccolo di due anni e mezzo, fanno da sfondo al videoclip della canzone, presentato nel corso di “un contro-trentennale della morte di Moro”, come l’ha definito la segretaria Rita Bernardini.

Luca Moro ha 32 anni. Felpa rossa e scarpe da tennis. Dall’orecchio destro pende l’orecchino. Fa il musicista. Chitarra acustica. Il blues scorre. “Noi non vogliamo essere gli uomini del passato/ ma quelli dell’avvenire/ il domani non appartiene ai conservatori ed ai tiranni”. “Lui è sempre con me”, dice timido, finiti gli applausi. Sua madre, la maggiore dei figli di Aldo ed Eleonora Moro, Maria Fida, 60 anni, iscrittasi da poco al Partito radicale, dopo un lungo peregrinare tra le file di Dc, Rifondazione e Msi (“nella vita politica ho avuto dei problemi”), denuncia che non può parlare del padre in televisione: “Nella tv pubblica di recente hanno rievocato il povero Domenico Ricci, autista di Moro, ed è giusto ricordare le persone non note, però a noi non è stato consentito ricordare Aldo Moro. Inoltre lo Stato in questi anni ha delegato agli ex brigatisti il compito della memoria”.

Le parole colpiscono doppiamente, vista la presenza degli ex terroristi: l’ex Prima Linea oggi deputato radicale Sergio D’Elia; l’ex Nar Giusva Fioravanti; Morucci. Quest’ultimo fu un protagonista assoluto degli anni di piombo: già capo di Potere operaio, entra nelle Br nel 1976. Gestisce da dirigente nazionale il rapimento Moro. Condannato a 30 anni di carcere, ha finito di scontare la pena nel 1994. Morucci è seduto in un angolo, con in mano il libro fresco di stampa di Giovanni Bianconi sul caso Moro, Eseguendo la sentenza.

<!–inserto–>Cosa ci fa qui? “Diciamo che da tempo sono amico di Maria Fida”. Cosa prova di fronte alla canzone? Lungo silenzio. Un sospiro. “Non posso dire nulla, non posso intromettermi in questa vicenda”. E cosa prova Giusva Fioravanti, all’ergastolo per la strage di Bologna? E’ in affidamento ai servizi sociali nell’associazione “Nessuno tocchi Caino”. “Credo che Maria Fida abbia sostanzialmente ragione quando dice che la memoria è stata delegata perlopiù ai terroristi, ma io non ho opinioni: ascolto tutto, ma mi tengo tutto dentro”. D’Elia ha pagato con una condanna a 12 anni il concorso nella tentata evasione dei suoi compagni dal carcere di Firenze e nell’uccisione del poliziotto Fausto Dionisi. La sua elezione all’Ufficio di presidenza nella Camera dei deputati nel giugno 2006 suscitò l’ira dei famigliari dei morti per terrorismo: “Sì, ha ragione, però non leggo nelle sue parole una sorta di ergastolo civile per i terroristi, ai quali riconosce il diritto a ricostruirsi una vita”.

Marco Pannella fa una carezza a Luca Moro. “Mi hai emozionato”. Pannella ricorda che durante il rapimento si adoperò per la convocazione del Consiglio nazionale della Dc, che avrebbe potuto dare il via alle trattative per la liberazione. “Fu convocato nello stesso giorno in cui fu ucciso”. 9 maggio 1978. Maria Fida Moro vorrebbe che l’anniversario della strage fosse l’occasione per ricordare l’umanità dello statista, “il padre, il nonno, non c’interessano i misteri. Spesso invece è stato ridotto ad un oggetto nel portabagagli di una Renault. Aldo Moro mi manca, mi manca non potermi confrontare con lui. Credo che non avrebbe nulla in contrario sulla mia iscrizione ai Radicali. Volevo farlo già a 14 anni, ma desistetti per non mettermi in contrasto con la famiglia”.