RADICALI ROMA

SENZA INFORMAZIONE E' REGIME

SENZA INFORMAZIONE E’ REGIME -www.liberalcafe.it

Raggiungeremo il quorum? E’ questa la domanda che ci poniamo, non su vittoria o sconfitta del sì, ma se i cittadini italiani saranno informati che il 12 ed il 13 giugno si vota. Se possiamo dire democratico e maturo un Paese che non ritiene indispensabile, ma inopportuna, la circolazione delle idee e una corretta e adeguata informazione quale garanzia per lo svolgimento della propria vita civile e democratica.

Capita spesso di sentire la litania: “che palle i radicali con questa informazione” nelle discussioni politiche con amici, semplici conoscenti, per strada nelle attività stricto sensu militanti, nei dibattiti. Quella litania lascia oggi il passo al senso d’impotenza di coloro che, non abituati a confrontarsi con tale drammatica realtà, oggi la vivono sulla pelle in questa battaglia che vede unite così tante ed eterogenee forze.

E’ forse perché ho il pallino del vecchio, del self-righting, che non mi abituo al nuovo “continentale” adeguatosi ai tempi. Nella Redemptoris Missio si trova spunto per proseguire la mobilitazione dai convegni sulla “TV spazzatura” fino alle pressioni rivolte al mondo dell’informazione contro “le idee spazzatura, il dialogo spazzatura, il referendum spazzatura”. Il tutto si unisce alla naturale opera di disinformazione dei “nostri” mezzi di comunicazione che attuano una sistematica censura di regime rispetto ai temi della politica che portano la società al confronto, alla riflessione. Solitamente temi radicali.

Ora sarebbe il caso di snocciolare tutta una serie di dati sull’opera di disinformazione in atto da parte degli organi di informazione, in particolare le televisioni, dimostrando in tal modo che vi è in corso, ormai da troppo, tempo, un sistematico attentato ai diritti civili e politici degli italiani. Ma prima di allegare solo alcuni articoli della montagna di dati in nostro possesso, mi sento di fare un commento su coloro che dovrebbero essere i più sensibili alla realtà che ci è davanti: i liberal da “caffè” o da blog, da convegno o da seminario, sono liberal? Non pensate sia arrivato quel mese in cui è necessario dire “forse non basta”? Temo siamo giunti al momento in cui non uscire può fare di noi degli incestuosi che si inseminano a vicenda rinunciando a spargere il proprio seme anche altrove; proprio oggi che la partita si gioca sull’informazione ed in palio non vi è solo la questione fecondazione assistita e ricerca scientifica, ma la difesa delle più elementari libertà dell’individuo, quelle che dovrebbero essere garantite in un Paese che voglia dirsi democratico.

Vi è in atto una minaccia reale per la libertà. Quando manca il dibattito, l’informazione, il confronto ci si nega quelle basi del vivere comune che mi fa sentire nuovo nel “professare il vecchio”; ciò che dovrebbe stimolare uno spirito autenticamente liberale a rileggere la nostra storia e a trovarci lo stimolo per ribellarsi, per agire.

Si è parlato ultimamente di giovani e politica, di futura classe dirigente. Non ho voluto partecipare, perché dal mio punto di vista ci si era orientati a parlare del nulla. Il giovane e la futura classe dirigente si trovano in quello slancio appassionato e vitale che la politica, la battaglia politica, riesce a donare, quando ci si sente trascinare all’azione perché è imposta una limitazione alla propria od altrui libertà, forse anche costretti, se ci si confronta con quella indolenza che colpisce un po’ tutti noi. Si doveva parlare di azione subito, questo appartiene ad una classe dirigente, e crea la futura classe dirigente; al momento mi sembra che il tutto sia debole, tranne qualche lodevole caso e i “soliti” radicali. Non penso ci si debba chiedere se sono pronti degli Hans e delle Sophie Scholl, non c’è bisogno; ma sicuramente è da chiedersi se ci sono sufficienti forze militanti ed impegno per evitare che un giorno sia necessario sacrificare un altro Hans e un’altra Sophie; se sia possibile evitare un rogo televisivo o telematico dei programmi spazzatura, dei siti spazzatura, dei dibattiti spazzatura, dei referendum spazzatura, delle idee spazzatura!

Diego Sabatinelli – Segretario Associazione Radicaliroma

Per partecipare alla campagna referendaria:
mail@radicaliroma.com

Alcuni dati e rassegna stampa:

Referendum: Capezzone e Bernardini scrivono a Piero Vigorelli, Silvio e Piersilvio Berlusconi, Fedele Confalonieri

Referendum, dopo rivelazione dello scandalo Mediaset, Capezzone e Bernardini scrivono a Silvio e Piersilvio Berlusconi e a Fedele Confalonieri: siamo in pieno attentato ai diritti politici dei cittadini. A questo punto, per la “politica ufficiale”, ineludibile la questione della nomina dell’Authority: situazione da osservatori internazionali.

Roma, 5 maggio 2005

Dopo avere ieri rivelato i piani di non-informaizone di Mediaset in materia di referendum , Daniele Capezzone e Rita Bernardini (segretario e tesoriera di Radicali italiani) hanno inviato una lettera di risposta a Piero Vigoirelli (responsabile della comunicazione Mediaset) e, per conoscenza, a Silvio e Piersilvio Berlusconi e a Fedele Confalonieri. Ecco il testo integrale:

Alla cortese ed urgente attenzione di Piero Vigorelli

e, per doverosa e opportuna conoscenza, a Silvio Berlusconi a Piersilvio Berlusconi a Fedele Confalonieri

Caro Vigorelli,

nel leggere le informazioni e le tabelle che hai avuto la gentilezza di trasmetterci, siamo francamente rimasti increduli, pur abituati come siamo -da cittadini e utenti, prim’ancora che da militanti radicali- a misurarci con le anomalie di questo povero paese.

Nel panorama della cosiddetta “informazione” italiana, abbiamo visto e continuiamo a vedere di tutto, e non era (né è) facile competere con la Rai in termini di negazione del diritto dei cittadini a conoscere per deliberare. Eppure, Mediaset sembra pronta, stavolta, a vincere, anzi a stravincere sul terreno del peggio.

Già questa estate, peraltro, per mettere piede negli studi Mediaset e parlare di referendum a raccolta firme in corso, dovemmo chiedere ed ottenere l’intervento delle autorità di controllo. Ma stavolta siamo oltre ogni immaginazione.

Dunque, da oggi e fino alla chiusura della campagna referendaria, in circa 40 giorni e disponendo di 3 reti che trasmettono ciascuna 24 ore al giorno (cioè dinanzi ad un teorico “monte” complessivo di 2880 ore di programmazione), ci comunichi che è previsto, in tutto, uno spazio di 7 ore (7 ore per tutte e 3 le reti, cioè “7 diviso 3”, per capirci!), e per di più con le “sontuose” collocazioni dell’alba o della notte fonda (7 del mattino e 9 del mattino in tutti gli spazi previsti, tranne in due casi, in cui si andrebbe in onda alle 22.45 o a mezzanotte e mezzo).

Insomma, spazi risibili per quantità, e -quanto alla “qualità”- concepiti scientificamente per evitare che frazioni appena consistenti di pubblico possano -per caso- accorgersi dell’esistenza di una campagna referendaria.

Consideriamo tutto ciò non solo uno sfregio per i radicali o per i referendari, ma in primo luogo per i cittadini italiani, e per il 100% dei vostri ascoltatori, che avrebbero il diritto di potere “conoscere per deliberare”, di potere formarsi un’opinione, di potere liberamente convincersi dell’una o dell’altra tesi.

Crediamo opportuno ricordare che, in base a tutte le leggi vigenti, anche Mediaset è tassativamente assoggettata agli obblighi di correttezza e completezza dell’informazione, di cui questa programmazione (anzi, questa non programmazione) farebbe letteralmente scempio.

Ci attiveremo in ogni modo (intanto, cercando di far conoscere questi fatti in ogni
forma e in ogni sede, nazionale e internazionale, come ci sarà possibile) perché questa situazione sia profondamente mutata: anche nell’ interesse di Mediaset, che scriverebbe una pagina incredibile, oltre che inqualificabile. Riteniamo che sia chiaramente in atto un vero e proprio “attentato ai diritti politici dei cittadini”: e cioè, una condotta volta, con l’inganno, ad impedire o ad alterare l’esercizio di un diritto politico.

Proporremo immediatamente ai Comitati promotori dei referendum e ad ogni altro attore della vita civile del paese, ai democratici, ai liberali, di investire della questione la cosiddetta Autorità garante, che nel frattempo la “politica ufficiale” sta preoccupandosi di mantenere acefala e non operativa. Da questo punto di vista, non potremo non porre anche dinanzi agli organi internazionali di osservazione della regolarità dei procedimenti elettorali il fatto che, dopo le elezioni regionali, anche per la campagna referendaria, si prevede una specie di foresta senza regole e senza garanti, in cui qualcuno, tanti, troppi, si preparano a operare extra e contra legem. Procedimenti elettorali di questo tipo, lo ripetiamo, sono assolutamente al di sotto degli standard minimi di legalità richiesti dall’Osce.

Nonostante tutto (spes contra spem?), ci auguriamo che nelle prossime ore qualcosa possa mutare, e che non si lasci a Mediaset (e a tutto il paese) quest’altra maglia nera, quest’altro primato, che si aggiungerebbe a quelli che -in termini di patenti e gravissime violazioni di legalità- la Rai non smette di conquistarsi.

Un saluto, Daniele Capezzone, Rita Bernardini

Beltrandi: “Punto donna” contro i referendum ?

Roma, 5 maggio 2005

• Dichiarazione di Marco Beltrandi, della Direzione di Radicali Italiani

“Nuovo episodio palese di informazione a senso unico contro i referendum sulla procreazione medicalmente assistita sui teleschermi Rai: “Punto donna”, andata in onda martedì 3 maggio 2005 su Rai tre alle ore 12.33, ha ospitato per 2 minuti e 22 secondi due interviste, rispettivamente a Maria Ida Germontani (vice Coordinatrice Nazionale di Alleanza Nazionale) e all’on. Franca Bimbi (della Margherita), la prima a favore dell’astensione ai referendum, la seconda a favore del voto No ai quattro quesiti per cui si voterà nei giorni 12 e 13 giugno.

Nessuna intervista – e neppure citazione o notizia – sui promotori o i favorevoli ai quattro referendum ( fonte: Centro di Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva)

I radicali denunciano questa ennesima quanto palese violazione della legge sulla par-condicio e del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di Vigilanza Rai del 26 aprile scorso relativo alla campagna referendaria, e preannunciano ulteriori iniziative tese a riportare ad un minimo di legalità, completezza e correttezza la campagna radiotelevisiva in corso.

Questo episodio, che segnaliamo formalmente all’attenzione del Presidente della Commissione di Vigilanza Claudio Petruccioli, come quello denunciato la scorsa settimana, inquietano soprattutto considerando che all’indomani dell’approvazione del Regolamento della Vigilanza Rai, esponenti politici avevano chiesto espressamente e pubblicamente al Direttore Generale Rai di “mettere mano al regolamento” secondo i propri desiderata, cosa vietata dalla legge.

Il tutto mentre l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è ancora non completa ed acefala, in attesa da mesi che i partiti di ogni schieramento si mettano d’accordo secondo le proprie convenienze.”

Rai-Mediaset, agguato al quorum Referendum, l’allarme dei sondaggisti: attenti all’effetto black out informazione

• da L’Unità del 6 maggio 2005, pag. 10

di Maria Zegarelli

Il quorum. Tutto ruota intorno al raggiungimento del quorum: se si supera il 50% più uno degli aventi diritto al voto è fatta. La legge 40 deve essere abrogata. Lo sa bene la Chiesa, il Comitato Scienza e Vita, una larga fetta della politica. Sono in tanti i sostenitori «del terzo polo»: gli astensionisti. Il loro scopo (per questo hanno mobilitato milioni di euro) è non mandare la gente alle urne. Al mare, in va canza, soli in casa, ma a votare no. Secondo Giuseppe Giulietti, ds del la commissione bicamerale di sorveglianza sui servizi radiotelevisivi, ne «farebbero parte» anche la Rai e Mediaset, non dedicando spazi sufficienti ai referendum. Anche questa è campagna referendaria. Lo dice anche il tesoriere del Comitato Pro referendum, Lanfranco Turci, dopo aver appreso il risultato di un sondaggio che sarà pubblicato oggi su Panorama. Il succo: quorum fortemente a rischio e, tra l’altro, il 55% di coloro che andrà a votare non sa granchè in materia di fecondazione assistita. «Il sondaggio preannunciato da Panorama coglie nel segno – dice Turci -. Ma non perché dice che il quorum non si raggiunge. A questo io non credo. Al contrario, continuo a pensare che il referendum possa farcela. Il sondaggio dice il vero, invece, quando sottolinea che sul voto e sui temi legati alla procreazione assistita manca l’informazione. Rai e Mediaset si stanno comportando in questo senso in modo inaccettabile». Nel frattempo il Comitato e i Radicali hanno scritto anche una lettera al premier definendo «risibili» le finestre di informazione dedicate al tema dalle sue reti: sette ore su 2880 totali di programmazione. Un incontro è stato chiesto anche al direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, affmché non ci si limiti alle tribune referendarie.

Il «rischio» degli italiani all’estero. E’ chiaro che, a cinque settimane dall’appuntamento con le urne, i due fronti opposti stanno mettendo in campo tutti i rispettivi mezzi. Anche gli italiani all’estero sono tirati per la giacca. Il ministro Giuseppe Pisanu ha annunciato che li conterà ai fini del quorum. Il fronte del si è preoccupato dall’aggiornamento delle liste elettorali: in passato risultavano ancora inseriti anche quelli morti ormai da anni, il ministro assicura che stavolta non sarà così.

«Moltissimi sanno poco». Tutto ruota, dunque, attorno al quorum. Secondo Roberto Weber, presidente dell’istituto di ricerche Swg «è a rischio. E’ un referendum difficile, perché cade in una situazione particolare e non può contare su uno schieramento politico allargato, strutturato. Il secondo dato problematico è rappresentato dalla complessità dei quesiti che sono molto tecnici, mentre il terzo è la carenza di informazione: moltissimi sanno poco». I numeri analizzati da Swg rivelano che uno dei problemi maggiori è la carenza di informazione. «Se l’informazione resta molto castigata, molto politicizzata, è difficile sforare il 50% anche se il Comitato della campagna dei sì ha fatto un buon lavoro dal punto di vista della comunicazione. Certo è che la spaccatura su questo tema non è di tipo religioso: i cattolici sono spalmati sia sul fronte del sì sia sul fronte dell’astensione, perché il problema del no non si pone neanche».

La Babele dei numeri. Renato Mannheiemer, direttore scientifico dell’Ispo, per ora lavora ma tace. Un altro istituto, l’Unicab, rac conta: il 32,7% degli italiani non sa che il 12 ed il 13 giugno prossimi si terrà il referendum sulla fecondazione assistita, il 18,5% non sa in cosa consiste, mentre il 62,2% non condivide la fecondazione eterologa. Quorum a rischio anche secondo «Simulation Intelligence Simera», che ha «sondato» gli italiani per Panorama. 800 interviste con un campione stratificato per età, sesso e residenza geografica: il 77,8% degli italiani sa della consultazione popolare e il 71% pensa di andare a votare ma il 55% sottolinea di non essere in grado di esprimere un voto perché ignora la materia sulla quale è chiamata ad esprimersi Nicola Piepoli, dell’omonimo istituto di ricerca conferma: «I nostri sondaggi, uno al mese negli ultimi tre mesi, ci dicono che il quorum è a rischio. Gli indicatori su cui si basano le nostr
e indagini, che ci hanno sempre dato una certezza probabile della previsione, non lasciano, almeno adesso, pensare a grandi margini di successo del quorum». Anche Piepoli suggerisce: «Più informazione».

La mobilitazione. E in questo clima di grande battaglia martedi è in programma una giornata-evento nella Sala delle Colonne a Roma, per dare il via ufficiale alla campagna referendaria per andare a votare «quattro Sì». Ci saranno parlamentari di destra, centro e sinistra (nella maggioranza già si registrano molti mal di pancia per la partecipazione di Antonio Del Pennino, Chiara Moroni e niente di meno che la ministra Stefania Prestigiacomo), attrici (grande attesa per la partecipazione di Sabrina Ferilli testimonial della campagna che ha già esordito sulle pagine di un settimanale con una intervista sul tema), attori, scrittori, uomini e donne di cultura. Sull’altro fronte «il no» ha fatto sapere di volersi compattare con gli astensionisti.

Referendum, comitato del sì contro le tv: ci censurano Accuse a Mediaset per gli spazi di informazione. Si costituiscono le associazioni trasversali per l’astensione

• da Il Messaggero del 6 maggio 2005, pag. 10

A 5 settimane dai referendum del 12 giugno sulla procreazione assistita. lo sforzo dei promotori dell’abrogazione della legge 40 si concentra tutto sull’informazione degli elettori. Un sondaggio pubblicato da “Panorama” dà infatti fortemente a rischio il raggiungimento del quorum. Motivo principale la disinformazione sui temi della consultazione. di cui il 55 per cento degli italiani si dice vittima. Di qui la protesta del segretario radicale Daniele Capezzone che. in una lettera al responsabile comunicazione di Mediaset e. per conoscenza, a Berlusconi, afferma che gli spazi riservati dalle tre reti del Biscione all’informazione sui referendum sono «risibili per quantità» (7 ore su 2.880 di programmazione) e in orari «concepiti scientificamente per evitare che frazioni appena consistenti di pubblico possano accorgersi dell’esistenza di una campagna referendaria». Insomma, secondo Capezzone, «uno sfregio, in primo luogo per i cittadini italiani». Le stesse preoccupazioni nutre il tesoriere del Comitato per il si al referendum. il diessino Lanfranco Turci. il quale, nonostante il sondaggio di Panorama, ritiene possibile raggiungere il quorum, purché vi sia un’adeguata informazione. Turci infatti osserva che dal sondaggio «emerge come sia evidente che gli italiani sono largamente sensibili ai temi chiamati in causa dai referendum. Mentre altrettanto evidente è che tantissimi cittadini lamentano una sistematica carenza di informazione».

Per l’esponente referendario è quindi necessario che «Rai e Mediaset garantiscano una copertura informativa ampia e corretta, rispettosa di tutte le posizioni in campo». Ma negli spazi mediatici che le tv dedicheranno ai referendum i fautori del sì se la dovranno vedere anche con il neonato comitato per il “non voto”. Si tratta di un’associazione che, in quanto tale, potrà chiedere di partecipare alle tribune referendarie e propagandare la scelta astensionista che più facilmente, rispetto al “no” messo nelle urne, farà fallire il referendumn. Coordinati dal capogruppo Ude Luca Volontè, aderiscono all’associazione “Non votare” Carra e Lusetti della Margherita. Alfano e Lupi di FI, Calderoli e Bricolo della Lega, Mantovano e Malgieri di An.

A costoro i referendari opporranno alcuni celebri testimonial, come Sabrina Ferilli. «Cercherò tutte le occasioni possibili – afferma l’attrice- per dire alle donne di svegliarsi, e di andare a votare quattro sì».