da Corriere della Sera del 19 dicembre 2007, pag. 6. di Lilli Garrone.
Continua a dividere il «no» al Registro delle unioni civili, bocciato lunedì dal consiglio comunale di Roma. E mentre il Vaticano — dopo essere intervenuto con un editoriale sul quotidiano Avvenire, richiamando i cattolici capitolini alla coerenza — da la notizia del voto negativo sull’Osservatore romano solo con sei righe di cronaca nelle «brevi da tutto il mondo», la polemica attraversa lo schieramento del centrosinistra. Con i Radicali, in particolare, che già promettono un referendum nella capitale.
«Non sono convinto dei matrimoni gay e non penso neppure che ci possa essere l’adozione dei figli — ha esordito ieri Vannino Chiti, il ministro per i Rapporti con il Parlamento —. Un figlio è abituato ad avere un padre e una madre, non funzionerebbe con due padri o con due madri». Ma «una questione è il matrimonio — aggiunge Chiti — un’altra cosa è che nei confronti di chi è omosessuale vi possano essere forme di discriminazione o di pregiudizio». Quindi, niente Registro per il ministro, ma «leggi», o in generale «una cultura che rifiuta le violenze sia fisiche che morali che concettuali». Un altro ministro, Rosy Bindi, per le politiche della Famiglia, ritiene «corretto» quanto è accaduto in Campidoglio: «Non è compito dei Comuni — ha detto — stabilire diritti e doveri che spettano a una legge nazionale. Quello che serve è accedere ai servizi» e per questo basta fare riferimento alla famiglia anagrafica.
Si unisce invece al coro di proteste per il voto negativo del Campidoglio il leader dei socialisti Enrico Boselli, che ha parlato del 17 dicembre come di «una giornata nera per Roma e per i diritti civili di tutte le famiglie italiane»: «Walter Veltroni e il Pd — ha aggiunto Boselli — hanno sporcato l’immagine laica della capitale per ossequio alle gerarchie ecclesiastiche». Per i Radicali «la classe politica romana» si è perfino «genuflessa», come ha affermato il segretario romano Massimiliano Iervolino: «Abbiamo tutta l’intenzione — ha aggiunto — di chiamare i cittadini romani a esprimersi su questo argomento». «Il Vaticano è pesantemente intervenuto e il Pd si è piegato», accusa Manuela Palermi, capogruppo dei Verdi-Pdci a palazzo Madama. Giudizio secco quello di Franco Giordano, di Rifondazione: «Il Pd sulla laicità è fortemente inaffidabile».
E il gioco di veti incrociati tra il Pd e la Sinistra che si è ve-rificato in Campidoglio preoccupa l’Arcigay. In particolare per «quello che potrà accadere in Parlamento — come sottolinea il presidente Aurelio Mancuso — con lo spostamento oltre Tevere della linea politica del Partito democratico». Così il Vaticano, con «plurisecolare bravura — dice l’Arcigay — ha occupato ogni spazio del nuovo loft democratico».