Dopo giorni di polemiche inizia oggi la Conferenza nazionale sulla Famiglia fortemente voluta dal governo e dal ministro per la Famiglia Rosy Bindi. Saranno tre giorni di incontri e dibattiti a Firenze con l’obiettivo di stendere il primo Piano nazionale della Famiglia e per raccogliere indicazioni e proposte per il prossimo Dpef e per la Finanziaria 2008. Ma a poche ore dall’inaugurazione è lunga la lista di coloro che, pur appartenendo al governo o ai partiti che lo compongono, non interverranno rendendo ancora più debole e divisa la posizione dell’esecutivo in materia di famiglia e dintorni.
Non hanno cambiato idea, dunque non ci saranno il ministro Paolo Ferrero, né la collega Emma Bonino. Assente anche l’ala sinistra dell’Unione, quella che in futuro potrebbe essere la Cosa Rossa a cui va pensando Fausto Bertinotti. In una lettera alcuni parlamentari dei partiti che vanno dalla Rosa nel Pugno ai Verdi, dai Comunisti Italiani a Rifondazione e Sinistra democratica, hanno annunciato che resteranno ben lontani dagli incontri fiorentini.
Oggetto della polemica, gli omosessuali. Il ministro Bindi non li ha invitati perché – ha spiegato – la conferenza di Firenze è sulla famiglia e non si possono invitare gli omosessuali che «hanno diritti ma non sono una famiglia». E ha chiesto «un dialogo sereno» sia con la piazza del Family Day che son «le piazze degli altri». Dialogo che al momento sembra più che altro uno scontro. «La decisione e le modalità stesse dell’annuncio hanno volutamente avuto un carattere discriminatorio e offensivo nei confronti degli omosessuali», denunciano i parlamentari della sinistra radicale nella loro lettera.
Non ci sarà nemmeno la Cei, che pure era stata invitata. «Non c’è stato un no», precisa Rosy Bindi, il presidente della Cei mi ha scritto una lettera molto cordiale per augurarci buon lavoro. La Cei sarà rappresentata dal Cardinale di Firenze». Alla fine, dunque, ci saranno il presidente dell Repubblica Giorgio Napolitano che darà il via ai lavori e il presidente del Consiglio Romano Prodi,e questo fa dire a Rosy Bindi che in questo caso «la scelta di tenersi fuori la fa chi non partecipa, non chi aderisce». E poi nove ministri da Antonio Di Pietro a Giuseppe Fioroni, da Tommaso Padoa-Schioppa a Barbara Pollastrini (che prende le distanze dalla sua collega Rosy Bindi e si dice «dispiaciuta che sia stato escluso qualcuno») da Livia Turco a Cesare Damiano, da Giovanna Melandri a Giuliano Amato. E poi sindaci, presidenti di regione, parti sociali, associazioni cattoliche. Da un punto di vista politico più che del governo sembra una conferenza del futuro Partito Democratico con qualche aggiunta verso il centro e l’usuale confusione al suo interno. O, come chiosa Roberto Villetti, capogruppo della Rosa nel Pugno alla Camera, «una riunione istituzionale ad iniziativa personale che sembra essere stata cucinata tra casa e chiesa». Secondo il parlamentare «Rosy Bindi ha voluto fare un gesto conciliatorio verso la gerarchla ecclesiastica». Mentre Enrico Boselli, segretario dello Sdi, chiede di smetterla di «immaginare conferenze governative che sono per metà dello Stato italiano e per metà dello Stato del Vaticano». Intanto, le organizzazioni avanzano le loro richieste. Il Forum delle associazioni familiari intende presentare una pdl di riforma dei consultori che, fra l’altro, prevede un assegno alle donne indigenti che rinunciano di abortire. L’Azione Cattolica punterà su quoziente familiare, assegno di maternità, sgravi fiscali per le giovani coppie. Per sabato, ultimo giorno della Conferenza, è confermato il sit-in di «Facciamo breccia», una rete di organizzazioni gay.