RADICALI ROMA

Successo al teatro Valle di Roma della monografia di Gabriele Vacis

Successo al teatro Valle di Roma della monografia di Gabriele Vacis

di Lucio De Angelis

Straordinario successo al TEATRO VALLE di Roma della monografia di GABRIELE VACIS, regista, formatore e animatore culturale.

La storica sala romana ha accolto al meglio un’esclusiva versione di NOVECENTO, testo-cult di Alessandro Baricco, che ha visto insieme sul palco per la prima volta Eugenio Allegri e Arnoldo Foà, storici interpreti del monologo, chiamati ad intrecciare le lori voci per narrare ancora una volta l’emozionante vita del pianista sull’oceano.

Ad applaudirli dalla platea, insieme ad un numeroso ed appassionato pubblico, lo stesso Baricco, che aveva scritto questo racconto pensando proprio allo sguardo registico di Gabriele Vacis.

La monografia è proseguita con la singolare messinscena di “Libera nos a Malo”, che ha visto lo stesso Gabriele Vacis salire eccezionalmente sul palco accanto a Natalino Balasso e Mirko Artuso per ripercorrere con il pubblico il suo viaggio attraverso il capolavoro tragicomico di Luigi Meneghello, opera più significativa dello scrittore vicentino, pubblicato nel 1963.

Meneghello propone in una sorta di rivisitazione autobiografica gli usi, i costumi, le figure tipiche, la vita sociale che ha conosciuto nel corso della sua infanzia e giovinezza nel paese natale e traccia un ritratto della provincia vicentina, della sua gente e della sua cultura dagli anni Trenta agli anni Sessanta.

L’autore, al momento della pubblicazione, indicò come sottotitolo la dicitura “romanzo”, ma l’opera procede per associazioni di idee, senza una trama ben definita.

Interessante l’utilizzo di un linguaggio ironico, innovativo e divertente (fin dal titolo Meneghello gioca con le parole finali del Padre Nostro latino e col nome del suo paese, Malo) inframmezzato da espressioni tipiche della lingua veneta.

Seguendo la tecnica dei flussi di coscienza, l’autore collega i pensieri l’uno all’altro attraverso una semplice parola. Meneghello parlava a questo proposito di “parole-amo”; di parole, cioè, in grado di “tirare a sé” una serie di idee, di realtà, di immagini, che vengono concatenate l’una all’altra.

Il filo conduttore della vicenda è la vita dell’autore, in particolare la sua infanzia. Fanno da sfondo il fascismo (per quanto riguarda i primi anni della sua vita), la vita della famiglia dell’autore, l’istruzione, la religione cattolica. Si vede come la mente dell’autore da bambino fosse in grado di elaborare certi ragionamenti considerabili “assurdi” che egli stesso, da adulto, rivede con una certa ironia. Ne è un esempio il rapporto del Meneghello bambino con la religione (in particolare con il sacramento della riconciliazione).

Proprio per il fatto di non avere una trama ben definita, l’opera è stata da alcuni considerata piuttosto “difficile”. Sicuramente non è semplice seguire il filo logico, ma il testo non si può definire di difficile comprensione.

Scritto negli anni del boom economico, il mondo che Meneghello aveva conosciuto da bambino e da giovane è ormai quasi completamente scomparso, e le nuove generazioni non hanno idea di cosa volesse dire vivere in quegli anni.

In “Libera nos a Malo” Meneghello ragiona sul concetto di felicità, su cosa abbiamo perso e cosa abbiamo guadagnato con lo sviluppo della società, ma senza cadere in rimpianti conservatori e inutili patetismi. Non vuole dimostrare la superiorità di una o dell’altra epoca, vuole semplicemente metterle a confronto, contrapponendo il pensiero di lui da bambino con quello, lucido e ironico, del Meneghello ormai quarantenne.

“Libera nos a Malo” è una passeggiata tra i luoghi della nostalgia; ed è anche un esperimento linguistico che si basa sull’uso del dialetto veneto, affiancato dall’Italiano e perfino da alcune citazioni in inglese. L’uso del dialetto ci restituisce la vita del paese di Malo con colori vivaci e grande ironia: un bell’esperimento letterario e una descrizione nostalgica e interessante di un’Italia che non c’è più.

Ironico e sentimentale Meneghello balla in veneto, spiega in Italiano e sottolinea in inglese. Sembra difficile, ma è poesia e bisogna abbandonarsi alla musica che viene fuori.

Teatro Regionale Alessandrino
LIBERA NOS
suggestioni da Libera nos a Malo di Luigi Meneghello
di Antonia Spaliviero, Gabriele Vacis, Marco Paolini
con Natalino Balasso, Mirko Artuso
scenografia e immagini Lucio Diana
musiche Roberto Tarasco
regia Gabriele Vacis