RADICALI ROMA

Sui consultori: presenza del movimento per la vita.

 

(…)Io credo che noi commetteremmo un errore, nel momento in cui sottovalutassimo anche le osservazioni e le preoccupazioni che vengono dalla Conferenza Episcopale, in particolare dal suo Presidente, Cardinal Ruini, dobbiamo misurarci anche con questa preoccupazione. Qual è la preoccupazione che viene dalla Conferenza episcopale? La preoccupazione che viene dalla Conferenza episcopale è che la introduzione, nel servizio sanitario nazionale di questo farmaco (RU486), possa indurre ad una banalizzazione delle procedure e delle vicende dell’aborto.
E’ una preoccupazione seria che io credo faremmo un errore a sottovalutare. Allora, si tratta di vedere come evitare che ciò avvenga, ma io credo che affrontare questo tema non possa significare quello che sostanzialmente la mozione ci propone, che dentro un servizio pubblico sanitario, come è il consultorio familiare, che svolge un’azione importante, delicatissima, e che affronta situazioni di molte donne in un momento di particolare difficoltà, si possano scatenare dinamiche ideologiche, per cui in una stanza c’è un tale movimento, e poiché in una stanza c’è un tale movimento, è chiaro che sarebbe legittimo che in un’altra stanza ce ne sia un altro e in un’altra stanza un altro ancora, perché le posizioni culturali, etiche, e ideologiche, per fortuna, in un Paese democratico e civile come l’Italia, al di là dei nostri convincimenti personali, sono articolate, e non credo che un servizio sanitario possa essere luogo di dibattito politico e ideologico. Ci possono essere altre forme in cui il movimento per la vita, o altre organizzazioni al di fuori del consultorio familiare e dei servizi sanitari, possono essere messi in condizioni di svolgere la loro attività, ma nel pieno rispetto dell’autonomia, del diritto, della dignità della persona che si rivolge al consultorio.

Non ci può essere mai nessuno che può dire a una donna che si rivolge ad un consultorio familiare, che prima di accedere ad un particolare servizio sanitario previsto, a una particolare prestazione sanitaria prevista da una legge nazionale, deve passare dal movimento per la vita, piuttosto che da un’altra parte.
Io credo che ci possano essere delle forme nel pieno rispetto dell’autonomia del consultorio, della professionalità di chi ci lavora, della coscienza di chi ci lavora, perché dare questa immagine dei consultori, di luoghi dove la gente sta ad aspettare che arriva qualcuno per abortire, è una visione distorta, che non risponde alla realtà.

Nei consultori familiari, in genere ci sono degli operatori molto professionali e molto motivati, che lavorano tutti i giorni con l’intento di aiutare le donne, di aiutare le famiglie, di prevenire tutte quelle situazioni che possono portare ad una decisione di abortire.
La funzione dei consultori è stata questa, altrimenti non si capirebbe per quale motivo da quando è stata approvata la legge 194, nel nostro Paese il numero di aborti è precipitato dalle situazioni precedenti alla legge ad oggi, ed è diminuito notevolmente.
Nessuno in Italia, al di là delle posizioni che esprime sul piano culturale e ideologico può affermare il contrario. Tutti oggi riconoscono che quella legge ha contribuito notevolmente ad arginare il fenomeno dell’aborto nel nostro Paese, ma l’ha fatto nel pieno rispetto delle persone, che hanno dignità e autonomia e che devono essere rispettate proprio in un momento in cui stanno per assumere una decisione che, per tutti, è una decisione drammatica e difficile.

Credo che sia anche giusta la preoccupazione che esprime la mozione sul fatto che comunque l’introduzione o meno della pillola RU486 debba avvenire nell’ambito di una responsabilità medica. Mi pare che si dicano delle cose scontate. In alcuni passaggi della mozione sembra che, in qualche modo, l’eventuale introduzione della pillola RU486 la faccia diventare una specie di farmaco da banco, per cui uno va in farmacia e acquista tre confezioni della pillola RU! Non è così. Affrontiamo il confronto ma affrontiamolo sulla base dei dati reali. (…)

Credo che noi dovremmo affrontare questi temi con molto rigore e scevri da condizionamenti ideologici e cercare di portare la discussione su un terreno positivo.
Se il nostro dovere è quello di prevenire, io credo che forse dovremmo essere uniti nel rafforzare. Qui, infatti, si mette in discussione la funzione dei consultori familiari. Noi dovremmo rafforzare l’azione dei consultori familiari e se una responsabilità l’attuale opposizione ha, si tratta di una responsabilità che nel corso degli ultimi anni questi servizi invece di essere incrementati, sviluppati e rafforzati sono stati abbandonati a se stessi.
Non sono stati messi nelle condizioni di esercitare appieno le loro potenzialità.
Guardate, questa è una grave responsabilità, perché se andiamo a vedere i dati sull’aborto ci rendiamo conto che mentre in alcune fasce sociali il ricorso all’aborto è in forte diminuzione, in altre fasce sociali il ricorso all’aborto è in incremento, in particolare tra le donne immigrate e tra le giovani, che spesso vengono da regioni dove non ci sono i consultori.

Allora, il problema vero e la responsabilità che ci dovremmo sentire tutti è, invece, di rafforzare questo servizio, indirizzandolo e rimodulandolo verso queste nuove fasce di popolazione, rispetto alle quali una serie di difficoltà sociali, culturali, linguistiche addirittura, di comunicazione impediscono, a volte, di poter prevenire dei fenomeni che poi portano ad una decisione difficile.
Il nostro lavoro, pertanto, sarà questo. Così come, se siamo preoccupati delle ragioni sociali che possono portare ad una tale decisione, allora lavoriamo su questo aspetto.
Noi siamo disponibili a lavorare su una procedura che possa rendere più protagonisti i servizi sociali dei municipi e dei comuni, nel poter affrontare e risolvere problemi di carattere economico e sociale.
Mi auguro, allo stesso tempo, che in Parlamento, nei prossimi giorni, il centrodestra voti l’emendamento che è stato presentato da parlamentari del centrosinistra che è finalizzato a sostenere la maternità e a contrastare, per esempio, una serie di ragioni di carattere economico e sociale che possono essere all’origine di una decisione di un aborto.
Questo è quello che noi dovremmo fare insieme. Qual è la ragione per cui non possiamo dare un assenso a questa mozione? Qui si pongono quattro questioni. La prima questione, leggo: “Ad applicare e a non modificare la legge 194 attraverso un’analisi delle attività dei consultori in modo che gli stessi operino al fine di non (…)”. Si dà per scontato che i consultori operino per favorire gli aborti e non per prevenirli. Con molta sincerità credo che questo sia offensivo per centinaia di operatori sanitari della nostra regione che, invece, operano con passione e con coscienza in un lavoro molto difficile, quale quello della prevenzione, dell’informazione sanitaria, che è quello di essere a supporto delle donne e delle famiglie in un momento importante come quello della procreazione e della maternità.

Non possiamo accettare questo pregiudizio, perché qui si legge un giudizio non motivato da nessun dato. Anzi, i dati ci dicono esattamente il contrario, che nelle regioni dove ci sono più consultori e dove sono più forti ci sono meno morti, mentre nelle regioni dove questa rete di servizi non si è sviluppata accade esattamente il contrario.
Anche il secondo punto è inaccettabile: “A prevedere l’intervento dei volontari per la vita”. L’ho già detto, non credo che possiamo trasformare i consultori, vale a dire un servizio sanitario pubblico, in luoghi di dibattito culturale, ideologico e politico. Credo che possiamo anche colloquiare, dialogare e consentire l’esercizio di un’attività legittima – che io
apprezzo – da parte del movimento per la vita, ma non dentro i consultori, nelle sedi idonee a che questo avvenga, alle quali possono liberamente avere accesso le persone che ritengono che sia importante per loro avere un confronto su questo piano. (…)