RADICALI ROMA

Sul caso Cascioli

  Il caso potrebbe risultare per qualcuno grottesco se, invece, non riguardasse una vertenza in corso da almeno quattro anni, da quando cioè Luigi Cascioli, viterbese, 76 anni, ex seminarista, ha intentato una causa nei confronti di don Enrico Righi, parroco di Bagnoregio (VT), accusando lui e la Chiesa di ingannare i fedeli in quanto la dottrina cristiana si baserebbe su documenti non autentici e farebbe leva sulla superstizione.

 

In breve, la denuncia sporta nei confronti di don Righi e della Chiesa cattolica verte sull’abuso di credulità popolare (art. 661 C. P.) e sulla sostituzione di persona (art. 494 C.P.).

 

A detta dello studioso, Gesù Cristo non sarebbe, infatti, mai esistito e anzi si tratterebbe di una figura creata a bella posta sulla persona di un certo Giovanni di Gamala, un rivoluzionario detto il Galileo, nato a Gomala in Golanite, regione confinante con la Siria, appartenente agli Asmonei, discendenti della stirpe di Davide.

 

Cascioli è una vita che si dedica anima e corpo, cercando e studiando senza sosta documenti storici, a smantellare quelle che a suo avviso sarebbero le bufale millenarie su cui la Chiesa ha edificato il proprio inestimabile patrimonio e il proprio strapotere. Le sue tesi sono espresse, tra l’altro, nel libro “La favola di Cristo. Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù” che può essere richiesto mediante versamento di € 14,50 sul C/C postale N. 64071418 intestato a Elena Cascioli, Via Province 45/b – 01020 Roccalvecce (VT).

 

E così, difeso dall’avv. Mauro Fonzo, è andato avanti osando l’inosabile. La sua querela, depositata al Tribunale di Viterbo l’11 settembre 2002, dopo una richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, ha ottenuto l’iscrizione, il 20 maggio 2004, di don Righi nel registro degli indagati. Nonostante il procedimento sia stato archiviato il 9 febbraio di quest’anno, non si è dato per vinto e, difeso stavolta dall’avv. Giovanni Di Stefano, si è appellato al Tribunale dei diritti umani di Strasburgo. Il suo ricorso è stato accolto e adesso l’avv. Di Stefano sta preparando la relazione processuale chiedendo non che la Corte si pronunci sull’esistenza di Dio ma che stabilisca se esistono prove sufficienti per smascherare quella che viene definita “una truffa vera e propria”.

 

Non vogliamo entrare nel merito della questione rispettosi, come siamo, di ogni credenza. Riteniamo, però, assurda e sintomatica del clima confessionale vigente la cortina di silenzio e omertà caduta su una vicenda che va ben al di là dell’ambito giudiziario. In fin dei conti alla Chiesa non costerebbe nulla confutare la fallacia di quanto va pervicacemente sostenendo Cascioli. E, invece, preferisce un’altra tattica, quella cioè di ridicolizzare e annientare le voci diverse, come sta facendo con il romanzo di Dan Brown e con il film che ne è stato tratto. Capita così in tutti i totalitarismi. Una volta c’è il rogo, un’altra il gulag o il manicomio psichiatrico, un’altra, ancora, il confinamento nell’oblio. Le finalità e le procedure sono sempre le stesse e, purtroppo, non sembrano destinate a finire.