RADICALI ROMA

Tassati anche i ladri

  Caro  direttore, da  impenitente mosca bianca liberista, ecco tre fragranti considerazioni per te e tutti i lettori di Libero, tanto per non perdere l’abitudine  di aggiungere ogni giorno  una perla alle incredibili imprese della maggioranza tassa-e-spendi. La prima: il significato  profondo, di uno Stato che con Visco  tassa i proventi illeciti. La seconda: le entrate continuano a  crescere, e questo per effetto di chi le tasse le aveva abbassate. La terza: una significativa ammissione  del ministro Padoa-Schioppa.

 

 

 

 Partiamo dalla prima applicazione, ad opera della Guardia di finanza  di Bolzano, della norma contenuta nel decreto Visco dello scorso luglio, norma secondo la quale i proventi di atti illeciti vanno  tassati sempre, se essi non siano stati confiscati o restituiti a coloro  ai quali erano stati indebitamente  sottratti. A Bolzano, si trattava  di centinaia di migliaia di euro  rubati a un portavalori, a opera di ladri italiani fuggiti all’estero. Apparentemente, è una disposizione  da far stappare le bottiglie a noi contribuenti onesti e tartassati. Cavolo, visto che lo Stato ci  spreme in tutte le nostre attività quotidiane in cui ci spezziamo la schiena, faccia almeno lo stesso con tutti coloro che si industriano ad aggirare la legge e ci rifilano fregature. Questa, però, è solo l’apparenza: che come spesso accade,  quando si tratta dello Stato avido di sempre nuove entrate, può celare  fregature maggiori di quel che intende combattere. A che cosa mi riferisco? Al fatto che la norma applicata a Bolzano va letta nella sua interezza.Essa non si applicherà affatto ai soli proventi considerati illeciti perché è stata pronunciata una sentenza definitiva di colpevolezza. Eh no. Per effetto  del decreto Visco, la Guardia di finanza può infatti assumere qualunque informazione riterrà opportuna e  necessaria per sottoporre a tassazione  una qualunque somma collegata anche e solo a reati “presunti” non a quelli per cui è stata pronunciata condanna definitiva. 

 

 

 

Le entrate dirette crescono più dell’Iva

 

 In qualunque grado di un procedimento  aperto da un pm, quando il cittadino  indagato dovrebbe godere dei diritti dovuti a chiunque di noi innocente  e onesto lavoratore, la Finanza può attivarsi sulle somme che secondo  i pm “possono” essere considerate “possibili” elementi o proventi del reato. Vista l’invasività crescente con la quale le Procure negli ultimi anni hanno accentuato i propri interventi nella vita delle imprese, ecco che la norma del decreto Visco può diventare  e diventerà qualcosa di assai diverso dall’assoggettamento anche ai ladri dei rigori del fisco riservati agli onesti. Al contrario: è uno Stato che diventa sempre più rapinatore di tasse crescenti, quello che finisce per diventare  socio nelle entrate con gli stessi ladri. Tanto è vero, che con Visco le imprese che pagano con l’F24 non hanno più diritto automatico a compensare crediti  e debiti fiscali, ma dovranno rivolgere  domanda esplicita sei giorni prima  del pagamento e non potranno procedere, se non autorizzate. Così, lo Stato si fa ladro agli onesti. E in più, lo Stato rapinatore si riserva anche di considerare ciascuno di noi, non appena  finisce nel mirino di un pm, come  un ladro di professione da spogliare. Alla faccia del garantismo.

 

 

 

 Seconda considerazione: il ministero  dell’Economia ieri ha comunicato che nel periodo gennaio-settembre  2006 le entrate tributarie dello Stato  sono aumentate del 10,8%, rispetto al  2005. Le imposte dirette crescono del 14,3%. Le imposte indirette del 7,1%. Le entrate Iva sono cresciute del 9,2%. L’Irap del 7,8%. Tutte le entrate crescono  assai più di quanto nominalmente  dovrebbero per la sola – per fortuna  rafforzata – crescita del Pil quest’anno. Anzi, che le entrate dirette crescano assai più della stessa Iva, legata  all’andamento dell’economia, significa  che la politica fiscale seguita dai governi precedenti non ha non solo  incoraggiato la crescita, ma ha anche  realizzato l’emersione di redditi di persone fisiche e imprese prima sottratti  al fisco. In altre parole: è la conferma  che l’economia cresce e l’erario incassa di più, quando si abbassano le aliquote e non si aumentano le tasse.

 

 

 

 La manovra del Polo ha dato buoni frutti

 

 L’esatto opposto di ciò che con la Finanziaria  realizza l’Unione, e vedremo  di qui a un anno se l’effetto sarà analogo, o se invece le entrate aggiuntive  non siano effetto dei nuovi cespiti tassati a raffica dalla manovra, ma a scapito della crescita come infatti già prevede il responso dato qualche giorno  fa dalla Commissione europea, secondo  cui per effetto della finanziaria tassa-e-spendi la crescita italiana, dal più 1,7% del Pil stimato nel 2006, scenderà al più 1,4%.

 

 

 

 Terza considerazione: proprio e anche per effetto di queste cifre, ieri il ministro  Padoa-Schioppa ha fatto una importante ammissione, che sinora Visco proprio non riesce a pronunciare. Intervenendo ieri in aula a Montecitorio, il ministro dell’Economia ha  voluto e dovuto riconoscere il merito della Finanziaria Tremonti. «Se si va a vedere quali misure contenute nella ultima Finanziaria mantenevano il loro  effetto il secondo anno, si ottiene che esse sono il 90%. Quindi, si è trattato  di una Finanziaria strutturale», ha ammesso Padoa-Schioppa. In effetti, Bruxelles qualche giorno fa ha certificato  che grazie alla Finanziaria di Tremonti  quest’anno il deficit chiuderà al 3,5% del Pil, se non meno. Tutto ciò che l’Unione dice in più, si deve non all’eredità del centrodestra ma agli effetti  – imprevedibili – della sentenza della Corte europea sulla maggiore indeducibilità dell’Iva sulle flotte aziendali. Ma i fatti sono questi: il centrosinistra  eredita nel 2006 un deficit inferiore  a ciò che Tremonti aveva contrattato  con Bruxelles. Il centrodestra, nel 2001, ereditò dal governo Amato una situazione in cui a Bruxelles la sinistra  disse che il deficit sarebbe stato allo 0,8% del Pil. Mentre invece fu del 3,2%.Alla faccia dei disastri ereditati.