RADICALI ROMA

Tassisti-governo, salta il cumulo delle licenze

  Dopo un braccio di ferro di due settimane, si è chiusa ieri sera la vertenza taxi con un accordo tra le associazioni di categoria e il ministro dello Sviluppo, Pierluigi Bersani. Da oggi il servizio dovrebbe tornare alla normalità. L’articolo 6 del decreto sulle liberalizzazioni, che prevedeva l’abolizione del divieto di cumulo delle licenze, aprendo la strada all’aumento dei taxi in circolazione, sarà sostituito da un emendamento del governo «tale da garantire il medesimo risultato » afferma il documento Bersani. I tassisti cantano vittoria. Maal ministero sono convinti di aver portato a casa misure che garantiranno il potenziamento del servizio. «Userò una clausola di stile perché non mi piace dire che ho vinto: la vertenza si è chiusa con un pareggio che mi soddisfa molto perché è utile affinché le cose comincino a cambiare» dice il ministro. Soddisfatto anche il sindaco di Roma, Walter Veltroni.

 

 

 

Vediamo che cosa prevede il testo, che è pieno di formule di compromesso, tali che ciascuna delle parti possa dire di aver vinto. Resterà il divieto di cumulo delle licenze, «ma l’importante, come avevo detto fin dall’inizio, è che circolino più taxi» spiega Bersani. A tal fine i Comuni avranno una serie di «facoltà» «ove necessario e comunque previa consultazione » della categoria: 1) «Disporre ulteriori turni giornalieri per le singole auto utilizzando dipendenti e collaboratori familiari». 2) «Prevedere bandi straordinari in deroga alla programmazione ordinaria, a titolo oneroso o gratuito. I concorsi avverranno nell’ambito della normale programmazione che comunque viene fatta salva, purché questa sia idonea a garantire un adeguato livello di servizio». Se invece questa non lo fosse, si potranno fare i bandi straordinari, escludendo però le aste economiche per l’assegnazione delle licenze. 3) «Concedere licenze temporanee per eventi straordinari e periodi limitati in prevalenza a consorzi e cooperative di taxi in attività». 4) «Prevedere la possibilità di utilizzare un numero limitato di veicoli sostitutivi e aggiuntivi a favore di particolari utenze, avvalendosi di sostituti alla guida », ma «in forma sperimentale». 5) «Prevedere che gli attuali tassisti singoli o associati possano svolgere in forma sperimentale servizi innovativi » tipo collegamenti in accordo con scuole e hotel. Possibile anche la tariffa a forfait, cioè predeterminata su specifiche tratte. 6) «Istituzione di un comitato di monitoraggio» misto. Si aprirà «un tavolo strutturale» sui problemi del servizio.

 

 

 

La trattativa era ripresa ieri pomeriggio intorno alle 17, nel solito clima di tensione di questi giorni. Con la differenza che a capotavola si è seduto non più il capo della segreteria tecnica del ministero, ma Bersani. Segno che si sarebbe trattato comunque dell’incontro decisivo. Del resto, ieri mattina era scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione (ma il governo può presentarli quando vuole) e, soprattutto, il ministro per i Rapporti col Parlamento, Vannino Chiti, aveva annunciato che sul decreto fiscale e delle liberalizzazioni il governo ricorrerà al voto di fiducia, proprio per spazzare via la montagna di emendamenti presentati. La decisione metteva di fatto i tassisti di fronte a un’alternativa secca: accordarsi con Bersani su un emendamento del governo oppure subire il decreto senza modifiche.

 

 

 

Il fronte sindacale, composto di ben 19 sigle, anche ieri si presentava diviso tra associazioni più dialoganti e irriducibili. A un certo punto i sindacati hanno tentato la mossa del rinvio, chiedendo a Bersani sei mesi in più per trattare. Ma il ministro ha preferito chiudere qui la partita. Alla fine anche i tassisti più duri cantavano vittoria