RADICALI ROMA

Torino, sulla pillola abortiva l'ospedale fa ricorso al TAR

Accolte solo “temporaneamente” le indicazioni del ministero Storace: “Se la sperimentazione è in regola nessuno si opporrà”www.repubblica.it

TORINO – L’ospedale Sant’Anna di Torino, l’unico in Italia dove si pratica l’aborto farmacologico, farà ricorso al Tar del Lazio contro l’ordinanza del ministro Francesco Storace che ha interrotto la sperimentazione della pillola abortiva Ru486. Ma accoglierà temporaneamente le richieste che vi sono contenute, per non bloccare troppo a lungo il progetto avviato.

In mattinata Storace era intervenuto sulla questione precisando che “se si metteranno in regola nessuno si opporrà alla sperimentazione della pillola abortiva”. “Ho letto cose incredibili – ha detto il ministro della Salute – ma mi sono posto solo il problema del rispetto delle leggi, non ho sollevato questioni di carattere etico. Se la Regione Piemonte, l’azienda ospedaliera e i ricercatori rispettano le leggi, la ricerca in questo Paese va incoraggiata. Vedremo – ha concluso il ministro – come lo faranno. Non vorrei che il principio ideologico venga affermato da parte di chi accusa altri di ideologismo”.

Nel pomeriggio, al termine di un incontro con i dirigenti dell’azienda ospedaliera e l’avvocatura della Regione, l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Mario Valpreda, ha spiegato che i vertici del Sant’Anna “ritengono che il precedente protocollo garantisse già sufficientemente le pazienti dal punto di vista medico e sanitario e per questo hanno ritenuto opportuno impugnare l’ordinanza”.

Valpreda ha tuttavia, puntualizzato, che “nel frattempo, per non interrompere il progetto pilota, l’azienda si adeguerà temporaneamente alle indicazioni date dal ministero”. Nei prossimi giorni, quindi, verranno introdotte le modifiche richieste al protocollo di sperimentazione “che verrà poi trasmesso al comitato etico regionale per presa d’atto”. A quel punto, sempre secondo quanto riferito dall’assessore Valpreda, “si potrà comunicare al ministero la ripresa della sperimentazione, in attesa dell’esito del ricorso”. Ricorso che, comunque, “includerà, ha precisato l’assessore regionale alla Sanità, una richiesta di sospensiva immediata”.

La Regione Piemonte, peraltro, “poiché l’ordinanza è stata emessa nei confronti dell’azienda ospedaliera e non dell’assessorato alla Sanità, si costituirà “ad adiuvandum”, nel ricorso dell’ospedale Sant’Anna, ritenendo l’atteggiamento del ministro Storace “un’indebita interferenza nelle competenze in materia sanitaria” che il capitolo V della Costituzione assegna alla Regione.

“Accogliere le richieste del ministero” sottolinea “significa in sostanza ricoverare le pazienti per tutto il tempo necessario all’aborto, dal momento dell’assunzione del primo farmaco a quello dell’espulsione del feto. E’ una pretesa di poco senso, perché stanno sicuramente peggio per esempio le persone che si sottopongono a chemioterapia, anche se nessuno chiede il loro ricovero. Se questo principio venisse esteso avremmo gli ospedali intasati a tutto discapito dei malati più bisognosi”.

“Siamo fiduciosi” conclude “di poter superare tutti i cavilli procedurali e di riprendere nel più breve tempo possibile il progetto, che si è dimostrato in Europa e nel mondo un’alternativa sicura e meno penalizzante per le donne dell’interruzione volontaria di gravidanza con il metodo chirurgico. Nel contempo, ci attiveremo per potenziare la rete dei consultori, che rappresentano lo strumento più adatto per una corretta gestione della sessualità”.

26 settembre 2005