RADICALI ROMA

"Troppo bravo, bocciamolo" Concorsi truccati negli atenei toscani

La procura scopre prove manipolate per favorire amici e familiari
Ieri a Firenze, l’ultimo caso: un professore rinviato a giudizio.
di ANTONELLO CAPORALE e FRANCA SELVATICI

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FIRENZE – “Era il migliore, l’abbiamo fregato”. Quando i baroni universitari si applicano sono quasi più abili di quei meccanici che taroccano i motori delle auto, quelli che ripuliscono le candelette e i carburatori. “Abbiamo fatto una battaglia terribile. proprio mafia e contromafia. Fare giudizi in modo da fregarne tutti tranne uno o due non è facile, però sto uscendo fuori con una bella lingua italiana, mi sto divertendo”.

I finanzieri intercettano i colloqui che Paolo Rizzon, ordinario di cardiologia di Bari, sta avendo con alcuni colleghi tra cui Mario Mariani, luminare di vastissima e acclarata fama, docente di cardiologia all’università di Pisa. Le conversazioni telefoniche sono parte dell’inchiesta, non ancora conclusa, della procura di Bari sui concorsi “pilotati” dalla Società italiana di cardiologia. Rizzon ha appena dovuto “fregare” il candidato Eugenio Picano in un concorso per associato di cardiologia alla scuola superiore Sant’Anna, e Picano è “uno che ha seicento punti di impact factor (il punteggio assegnato ai candidati in base alle citazioni ricevute per i loro lavori sulle riviste scientifiche ndr), mentre i più bravi degli altri ne hanno centoventi”.

Come tutte le cose difficili, far perdere Picano è costato tanta fatica. Altra telefonata ad altro utente: “Non è neanche bello dover fare ‘ste cose, insomma!… Almeno a me non è che piaccia tanto! E’ per tener contento Mariani. Quindi continuo a pagare”.
All’università ci sono infatti uomini d’onore: ogni parola è debito. E ogni impegno è un dovere, da hombre vertical. Verticale nel senso che se il papà insegna, un giorno o l’altro insegnerà anche il figlio. La teoria della diramazione per via successoria, la cosiddetta verticalizzazione della cattedra, è esemplarmente racchiusa dalla composizione accademica della famiglia Frati di Roma sulla quale, beninteso, non esiste ombra giudiziaria. Il capostipite Luigi è prorettore della Sapienza e professore ordinario e preside della facoltà di Medicina. La figlia Paola è professore associato, Luciana, mamma di Paola e moglie di Luigi, insegna storia della medicina. Un altro Frati, Giacomo, più giovane, è ricercatore al Campus biomedico romano. Quando la linea verticale si interrompe, accade che si profili quella orizzontale. Moglie, se esiste, o anche solo fidanzata.

Ieri mattina il gip del tribunale di Firenze ha per esempio rinviato a giudizio, contestandogli il reato di abuso d’ufficio, un chiarissimo neonatologo fiorentino, il professor Firminio Rubaltelli, ordinario di Pediatria e capo all’unità intensiva di Careggi. E cosa avrebbe fatto Rubaltelli? Sarebbe andato in soccorso della dottoressa Giovanna Bertini. Giovanna ha 28 anni meno di Firminio e all’ospedale si è sempre mormorato che i due formassero davvero una bella coppia.

Interrogata sul punto, la Bertini sdegnata una volta ha risposto: “È un pettegolezzo infondato. Ci mancherebbe altro”. I finanzieri, perquisendo le dimore degli inquisiti, hanno trovato però una lettera, dal tono amoroso, di Giovanna a Firminio: forse è meglio che si stia prudenti di questi tempi. Il professore sarà processato per avere ripetutamente aiutato la dottoressa Bertini alla quale, scrive il pm nella richiesta di rinvio a giudizio che il gip ha appena convalidato, è legato da “una relazione sentimentale” e anche da un rapporto di interesse in quanto i due sono soci nella srl Neonatologia online. Alla socia e fidanzata Rubaltelli avrebbe fatto in modo di assicurare dapprima, anno 2000, un incarico di ricerca all’ospedale di Careggi, poi, anno 2002, l’avrebbe aiutata a vincere un concorso di aiuto ospedaliero e infine, anno 2004, la stava aiutando per farle salire ancora un gradino: professore associato di pediatria.

Quest’ultima prova è stata ritenuta dall’accusa taroccata giacché il bando è parso cucito su misura per la dottoressa amica e socia. Infatti chi avesse voluto parteciparvi avrebbe dovuto documentare profili di studio e di impegno professionale in possesso soltanto della Bertini. Il professor Rubaltelli e la dottoressa saranno processati il 5 maggio dell’anno prossimo.
All’università nessun allarme e nessuna reazione. Non si è costituita parte civile. Solo l’azienda ospedaliera l’ha fatto. In Toscana tutto va bene. Gli ospedali sono ottimi, i chirurghi valenti, i docenti illuminati. Non si capisce perché la magistratura e persino i giornalisti si incuriosiscono sul reclutamento all’attività didattica.

“Io te lo dissi – non ti ricordi? – te lo dissi la prima volta: non può essere una penalizzazione essere un figliolo di qualcuno”. È il 19 aprile 2003 e queste sono intercettazioni ordinate dalla procura di Bari. Gianfranco Gensini, ordinario di medicina interna nonché preside della facoltà di medicina di Firenze, conforta l’amico Mario Mariani, ordinario di cardiologia a Pisa. Mariani è sconcertato per le tante malelingue che assicurano che suo figlio Massimo sia stato aiutato nella sua attività di cardiochirurgo. Mariani: “La solita lettera anonima. un delinquente”. Gensini: “Che hanno scritto?”. Mariani: “Solite storie della cardiochirurgia. Il nepotismo. Io mi sono rotto…”. Gensini: “Si, sì, sì anche perché sennò va a finire che essere figli di qualcuno diventa una colpa grave”. Di telefonata in telefonata, i finanzieri pugliesi raggiungono la Toscana. E si accorgono che c’è di tutto e di più.

Ogni figlio, è figlio di papà. Il professor Mariani ha mosso mari e monti per aiutare il figliolo Massimo e avviarlo alla carriera universitaria. Mariani è indicato dagli inquirenti, nell’inchiesta che ancora oggi non è conclusa, come uno dei vertici dell’associazione che avrebbe pilotato i concorsi e li avrebbe fatti deviare.
Non sempre c’è inchiesta e non sempre c’è intrigo.

A Siena non è accaduto niente di penalmente rilevante, e c’è da dire che i protagonisti sono riconosciuti come eccellenti medici. Gian Marco è ricercatore di oculistica, il suo papà Piero Tosi è ordinario di anatomia patologica, nonché rettore dell’università di Siena e presidente della Conferenza dei rettori. Nicola, figliolo del magnifico rettore dell’Università, è divenuto ricercatore di economia agraria. Il papà Augusto Marinelli è ordinario di economia agraria ed estimo rurale. Sonia, figlia di Mario Prestamburgo, è professore associato a Udine. Il suo papà (già deputato dell’Ulivo e sottosegretario nel governo Dini) è ordinario a Trieste.
Come un veggente, un professore ordinario di filosofia antica dell’ateneo fiorentino un giorno scrive a una sua collega di Harvard una lunghissima mail nella quale predice promozioni e bocciature: “Una professoressa ha perso la testa per un giovane studioso, che quindi sarà promosso ordinario. Per fare carriera – scrive il professor Walter Lezsl – non bisogna fare buona ricerca e buon insegnamento, ma esercitare altre capacità, come l’attrazione sessuale oppure il servilismo”: Nella mail Leizsl racconta tutti i dettagli dell’intrigo, le riunioni dei professori e le loro decisioni prima che i concorsi venissero svolti. Tutte le previsioni si sono avverate. La mail è agli atti giudiziari. Un’altra inchiesta è aperta.