RADICALI ROMA

Unione, Prodi voleva un «contratto» firmato

  Romano Prodi avrebbe voluto che tutti i leader dei partiti della coalizione sottoscrivessero di proprio pugno la lista dei dodici punti «non negoziabili», individuata come presupposto per il ritorno alle Camere per un voto di fiducia all’esecutivo. Ma gli stessi leader, e in particolare quelli della Rosa nel pugno, il radicale Marco Pannella e il socialista Enrico Boselli, si sono rifiutati di firmarlo. Per questo l’elenco è stato presentato come la lista di Prodi e non la lista di tutti i partiti dell’alleanza.

 

 

 

DIETRO LE QUINTE – Il retroscena è stato rivelato dallo stesso Pannella in una conversazione con il direttore di Radio radicale, Massimo Bordin. Prodi, ha spiegato il leader dei Radicali italiani, abrebbe voluto consegnare al capo dello Stato un testo non solo politicamente impegnativo, ma anche firmato in calce come una sorta di «contratto». Tuttavia alla richiesta è stato opposto un netto rifiuto a cui, secondo le parole di Pannella, ha fatto seguito uno «scontro durissimo» e «drammatico», con il premier Romano Prodi che ad un cerpo punto ha anche fatto l’atto di abbandonare i lavori del vertice. Salvo poi tornare sui suoi passi rassegnandosi ad accettare la sola soluzione di compromesso proposta dai leader del centrosinistra: un documento approvato dal vertice e non, come avrebbe voluto Prodi, da ciascuno dei segretari del centrosinistra.

 

 

 

LA SCOMPARSA DEI DICO – Pannella ha raccontato che le sue obiezioni alla richiesta di sottoscrivere e fare proprio il documento venuta da Prodi sono state di metodo e di merito. Di metodo, perché a suo giudizio sarebbe stato istituzionalmente scorretto mandare l’indomani i gruppi parlamentari dell’Unione alle consultazioni dal Capo dello Stato con in mano un testo contenente una richiesta già sottoscritta dai segretari di partito, legando dunque le mani del Presidente. Di merito, perché la condivisione dei 12 punti non rappresentava la corrispondenza alla verità. Essendo stato, in particolare da lui stesso e Boselli, «con molta forza e durezza» stigmatizzata non solo la scelta a favore del rinvio di Prodi alle Camere anziché un reincarico (come proposto dalla delegazione Rnp al Quirinale) ma anche e soprattutto per il contenuto dei 12 punti. A partire dalla assenza di ogni riferimento ai Dico.

 

 

 

«IMPEGNI MANCATI» – «Prodi – racconta oggi Pannella – ha detto a noi quello che poi è stato detto a tutti: “il documento fa riferimento a quello che il governo deve ancora fare, non a quello che ha già fatto. Che resta”. Ma io gli ho contestato pubblicamente che il ragionamento è debole: dimenticava completamente che la sede in cui stava parlando era l’incontro con i segretari politici della maggioranza. E dunque gli impegni da concordare e portare al Capo dello Stato sarebbero dovuti essere quelli sull’attività del governo che la maggioranza si impegnava a portare a termine. Di tutto questo – racconta Pannella a Radio radicale – nessun italiano è stato messo a conoscenza ma è la verità dei fatti. E ora almeno lo sapranno per le loro valutazioni gli ascoltatori di Radio radicale».