Sorge su uno sperone di roccia vulcanica, Ariccia. E’ dunque abituata a scossoni, strani movimenti del terreno, rivolgimenti. Come ora che in consiglio comunale la maggioranza di centrosinistra, sindaco in prima fila, ha approvato il registro delle unioni civili, regolarizzando le coppie di fatto del territorio. Siamo in provincia di Roma, in cima ai Colli Albani, poco più di 18 mila abitanti a 27 chilometri dalla capitale e il centrodestra va in piazza a raccogliere firme in difesa della famiglia. «Credo che un ente locale debba fotografare la realtà – spiega Emilio Cianfanelli, sindaco di Ariccia, sposato dal ’73, tre figli, due nipoti e altri due in arrivo – le coppie dì fatto a vario titolo sono più di quelle che si sposano, non possono essere discriminate, non possiamo far finta che non esistano».
La notizia arriva nel giorno in cui i Radicali tornano a chiedere al Comune di Roma l’approvazione della delibera sul registro delle unioni civili (unica esperienza locale resta il registro istituito a dicembre 2005 nel X Municipio dove sono iscritte una quindicina di coppie di cui 6 gay). «Sono passati più di 20 giorni da quando – spiega il segretario
dell’associazione Radicali Roma, Massimiliano Iervolino – ho chiesto un incontro urgente al sindaco». Iervolino spera che il colloquio avvenga prima del-14 ottobre, per conoscere la posizione del primo cittadino sui diritti civili. Lo stesso Rita Bernardini. «Sui temi della laicità Veltroni non si pronuncia né come sindaco né come probabile leader del Pd». Il 5 giugno scorso è stata consegnata al presidente del consiglio comunale la proposta (firmata da 10.623 persone e presentata da Rifondazione, Verdi, Sinistra democratica e Radicali) di delibera di iniziativa popolare per istituire il registro nella capitale. Questa si è andata ad aggiungere ad altre proposte di delibera (non di iniziativa popolare) arenatesi come balene nella secca del consiglio comunale. L’ultima la presentò il consigliere della Rosa nel Pugno, Gianluca Quadrana, era il 2006.1 Radicali sono preoccupati: «Il Consiglio ha l’obbligo statutario di discutere e votare la nostra delibera entro il 5 dicembre». Ma Mirko Coratti (An), presidente del consiglio comunale, rassicura: «Tranquilli, non decade nulla, molte delibere d’iniziativa popolare hanno sforato i 6 mesi, ma credo che si possa fare in tempo entro il 5 dicembre. Non penso che la questione sia così fiscale, cerchiamo di non fame un fatto politico. E non sarà certo il presidente a ostacolare una delibera che viene dai cittadini».