Secondo un documento ufficiale, consegnato al New York Times da un prete, un gruppo di ispettori nominati dal Vaticano ha ricevuto l’incarico di passare al setaccio tutti i 229 seminari cattolici degli Stati Uniti alla ricerca di ‘prove di omosessualità’. L’arcivescovo Edwin O’Brien incaricato di supervisionare l’ispezione nei seminari ha affermato nei giorni scorsi che ‘tutti quelli che sono stati impegnati in attività omosessuali o che hanno forti tendenze omosessuali’ non dovrebbero essere ammessi in seminario. L’arcivescovo ha detto tra l’altro al settimanale The National Catholic Register che la restrizione andrebbe applicata anche a quelli che non sono sessualmente attivi da dieci anni o anche più.
Marco Politi, vaticanista del quotidiano “la Repubblica” ha commentato dai microfoni di Radio Radicale la notizia che circola anche in Italia da qualche giorno, ricordando che il provvedimento del Vaticano segue, con segno opposto, «la polemica che c’è in Usa, come in tutto mondo anglosassone, circa il fatto che nell’ambito della chiesa anglicana un gay possa essere prete». La decisione di Ratzinger, spiega Politi «ha una funzione difensiva perché in realtà da sempre nei seminari cattolici, senza decreti e documenti, vengono allontanati coloro che mostrano segni visibili di tendenza omosessuale o di pratica omosessuale. Noi sappiamo – aggiunge – che di fatto tra il clero e nei conventi c’è parte di persone che hanno non solo una tendenza omosessuale ma spesso anche una vita sessuale da gay».
Alle affermazioni di Politi ha replicato Marco Pannella: «Le chiarificazioni di Politi sono assolutamente condivisibili. A questo punto il problema viene confermato. Quello che si sta scatenando nei nostri confronti è lo scatenamento contro il fantasma (che loro ritenevano tale) di un anticlericalismo religioso di una laicità che è uno degli aspetti della religiosità e quindi questo fantasma va ammazzato. Anche con armi, per il momento non c’è la scomunica, ma c’è un esemplare cattolico romano che è Clemente Mastella che usa un argomento che può usare un cattolico romano in quel modo ortodosso e militante, la jella, che è la forma laica della scomunica e dell’anatema».
«È chiaro dunque che l’obbligo di castità, il voto di castità e di non pratica sessuale è una caratteristica fondante del sacerdozio, quel voto espresso vale sempre, per tutti. Il fatto che si voglia fare questa specie di processo controriformista, da inquisizione, infame ed infamante è dovuto, al come si pratica? Si fa l’analisi del sangue in base al presupposto condiviso da cardinali e vescovi e ripreso in questo periodo che omosessuale o bisessuale siano dei malati?» Un individuo che abbia la vocazione di dedicarsi al sacerdozio, o semplicemente voglia vivere secondo la propria fede, spiega Pannella, «ne viene impedito perché è ritenuto malato e si presuppone che non abbia capicità di intendere e di volere, e di mantenere impegno di castità solo perché l’oggetto del suo infame desiderio è persona dello stesso sesso».
Intanto i giornali di oggi riportano la notizia che il celebre teologo dissidente Hans Küng è stato ricevuto sabato scorso a Castelgandolfo da Benedetto XVI. Il colloquio, secondo indiscrezioni riportate in diversi articoli, si è concentrato su due temi principali: la ricerca di un’etica mondiale e il «dialogo della ragione delle scienze naturali con la ragione della fede cristiana». Si sarebbe discussa anche l’idea di pensare a valori morali su cui convergano, nonostante tutte le differenze, le grandi religioni mondiali, che possano essere percepibili quali criteri validi della “ragione laica”. Il papa, secondo il portavoce del Vaticano Navarro-Valls, ha apprezzato il contributo di ricerca di Kung e si è detto d’accordo con il suo tentativo di rilanciare la “questione di Dio” nei confronti del “pensiero scientifico”. Ratzinger «ha sottolineato che l’impegno per una rinnovata consapevolezza dei valori che sostengono la vita umana è pure un obiettivo importante del suo pontificato». (m.l.)