“Se cadesse il divieto per il terzo mandato, mi ricandiderei come sindaco di Roma”. Walter Veltroni, presentando questa mattina a Omnibus, sulla7, il suo romanzo ‘La scoperta dell’alba’, ha risposto così ai giornalisti che gli chiedevano, ancora un volta, cosa intendesse fare ‘da grande’.
Come Giovanni Astengo, il protagonista del suo romanzo, telefona a se stesso bambino facendo un salto indietro nel tempo, così al sindaco di Roma è stato chiesto di provare a telefonare al Veltroni del 2011, quando scadrà il suo secondo mandato nell’amministrazione capitolina.
Quanto alla volontà più volte espressa di dedicarsi al volontariato e partire per l’Africa, Veltroni ha detto di sentirsi oggi meno radicale di un tempo: “Tante persone mi scrivono o mi telefonano dicendomi che non posso mollare e io non voglio dare l’impressione di tirarmi da una parte. Il volontariato rimane comunque per me un modo di fare politica, di tradurre valori in impegno concreto”.
“Se cambiassero alcune condizioni politico-istituzionali – ha aggiunto – cioè se si approdasse al partito democratico e si costruisse un vero sistema bipolare dell’alternanza, vicino al modello dei sindaci capace di garantire stabilità, come ho già detto, resterei in politica”.
“In ogni caso – conclude – tutto dipende da quali saranno le condizioni fra cinque anni”.
Apprezzamenti sulle parole del primo cittadino romano vengono anche dall’opposizione: “Sul terzo mandato, ancor meglio su mandati senza limite se non quello imposto dai cittadini che scelgono, Veltroni ha ragione”. Così Francesco Storace, senatore di Alleanza Nazionale: “È giunto il tempo di porre fine ad un anacronistico divieto di proseguire un lavoro se c’è il consenso degli elettori. Personalmente credo che sarebbe giusto abrogare una norma che non ha più senso e magari – conclude Storace – tra cinque anni la sfida di Roma sarà ancora più bella”.