RADICALI ROMA

Verso le regionali del 2010

Da Libero del 30 Luglio 2009

Verso le regionali del 2010

Pd e Pdl “inciuciano” sulla legge elettorale

Soglia di sbarramento, premio di maggioranza e più garanzie alle donne nella bozza di riforma

Di Tiziana Lapelosa

Potrebbe “tingersi” di ro­sa la riforma della legge eletto­rale all’esame della commissione regionale Affari costituzio­nali e statutari. Perché, tra le tante proposte avanzate dai consiglieri per “correggere” quella attuale, c’è anche l’ipote­si di evitare che le donne siano inserite nelle liste per fare le “comparse” e con scarse possi­bilità di essere elette. L’inten­zione, dunque, sarebbe quella di garantire l’elezione e, di con­seguenza, pari opportunità ed due sessi in corsa per il consi­glio regionale del Lazio.

Fin qui nessun problema tra i componenti della commissio­ne presieduta da Alessio D’Amato (Pd), che da un po’ si riunisce per discutere della ri­forma. Le divergenze, invece, sono iniziate nel momento in cui sono venute fuori proposte più scottanti: a partire dall’eli­minazione del cosiddetto “listi­no”, una orsa di nomi che, eletti o non eletti, faranno parte co­munque del governo regionale; passando per il premio di mag­gioranza per la coalizione vin­cente e dalla revisione dei mar­gini di ineleggibilità o incom­patibilità, per chi già riveste un incarico comunale o provincia­le (che però potrebbe slittare alla prossima legislatura); e per finire all’inserimento di una so­glia di sbarramento per la con­quista di un seggio.

Tema, quest’ultimo, che se da un lato trova il plauso dei partiti che godono di ottima sa­lute per numero di “affiliati”, non trova di certo il favore dei piccoli. Tradotto in termini pratici, sbarrare vuol dire spaz­zare via i piccoli partiti, visto che si parla di uno soglia del 4 o del 5 per cento, in linea con le nuove norme nazionali. In­somma, l’intenzione allo studio di partiti maggiori, Pd e PdL, è quella di creare anche nella Re­gione Lazio il bipolarismo evitando, così, la fermentazione di partiti e partitini che, conqui­stato un seggio alla Pisana, an­drebbero a costituire gruppi formati da una sola persona o, al massimo, da due. Non è un caso che attualmente sono no­ve i mono-gruppi presenti al consiglio regionale della Pisa­na, quattro quelli con due esponenti.

A rischio, ad esempio, ci so­no partiti come Rifondazione Comunista: già estromesso dal Parlamento, con la riforma ri­schierebbe di essere “cacciato” pure dalla Pisana. Intanto «non si intravede l’emergenza di una riforma elettorale in quanto l’attuale sistema ha garantito percorsi di governabilità», sbot­ta Ivano Peduzzi, capogruppo del Prc. «Questo ritocco», osser­va, «è funzionale soltanto ad un accordo tra Pd e Pdl, per eleva­re il tasso di selezione nella rap­presentanza attraverso lo sbar­ramento. Questo», conclude, «pregiudica la rappresentanza delle forze minori».

Dal PdL, invece, Donato Ro­bilotta sottolinea l’importanza dell’eliminazione del listino che «non pregiudica nulla» in quanto il presidente della Re­gione ha comunque «la facoltà di nominare assessori esterni visto che la giunta viene scelta dal presidente e non certo dal consiglio regionale».