«Votare a favore di un candidato le cui convinzioni non sono rispettose dell’embrione costituisce una complicità con l’omicidio di quest’embrione, e quindi una grave mancanza di carità». Un «avvertimento» duro quello lanciato ieri da Jean Marie Le Menè, membro della Pontificia Accademia per la vita, durante la tavola rotonda che ha concluso il convegno internazionale su «L’embrione umano nella fase del preimpianto», svoltosi in Vaticano.
Un «avvertimento» che provoca le immediate reazioni soprattutto nella Rosa nel Pugno. «Spero che almeno questa volta a sinistra si reagisca contro questa dichiarazione assurda da parte della Chiesa», afferma Emma Bonino. «Se neanche di fronte a queste dichiarazioni – prosegue l’esponente radicale – la sinistra si alza in piedi per ribadire che c’e una libera Chiesa in libero Stato allora davvero non resta che ribadire viva l’abolizione del concordato!’».
«Parole molto gravi», commenta l’ex ds Lanfranco Turci, ora nella Rosa nel Pugno: «Un conto – sottolinea – sono le parole del Papa che ha detto che l’embrione è vita e amore, e un conto è far discendere da questo l’idea che è un delitto votare per un candidato che deve, per forza, trovare una mediazione nell’attività normativa”. L’uscita di Jean-Marie Le Menè imbarazza anche Paola Binetti, presidente del comitato Scienza e vita e candidata «ruiniana» con la Margherita al Senato. «Nella sostanza ci sono affermazioni giuste e condivisibili – spiega – perché penso che la politica debba assumere un atteggiamento volto alla tutela della vita. Il tono, però, è cosi contundente che non facilita la comprensione del valore della vita come punto di unità tra persone di età diversa, di schieramenti diversi, di religione e di culture diverse». «A me sembra – conclude – che per quello che riguarda l’atteggiamento dei cattolici in politica, fermo restando che possono esprimere la libertà di essere nei diversi schieramenti, non c’era bisogno di questa affermazione