In Italia, dice Pier Ferdinando Casini spostando il tiro dal tema di questi giorni, «c’è una questione morale che va ben oltre i costi della politica: è quella della spazzatura a Napoli». Sbaglia: non c’è cosa che puzzi di politica, scusate il bisticcio di parole, quanto l’immondizia partenopea. Un’emergenza costata fino ad oggi 1.825.000 euro. E’ politico, nel senso più alto, l’intervento di Giorgio Napolitano che non si è limitato a un banale e generico appello a risolvere i problemi ma ha affondato il dito nella piaga.
La piaga dei rapporti tra certe rivolte popolari, spesso accese dalla camorra da sempre interessatissima al business delle discariche, e certi parlamentari che hanno scelto di cavalcare le proteste invitandoli a smetterla di porre «ostacolo alle scelte individuate nel decreto» .
Politica è la posizione di chi come il senatore rifondarolo Tommaso Sodano, presidente della commissione Ambiente di Palazzo Madama, ha deciso di mettersi di traverso agli inceneritori teorizzando che questo movimento deve assumere l’importanza della guerra «No-Tav» in nome di un grande progetto che avvii la raccolta differenziata (progetto fino ad oggi fallimentare sia culturalmente sia amministrativamente) e spiegando che nell’attesa il pattume si potrebbe smistare in Romania. Politica è stata l’assunzione di 2.316 precari inquadrati con contratto definitivo a 2 mila euro al mese per 14 mensilità senza che due terzi, secondo lo stesso commissario all’emergenza, avessero mai «assegnata una mansione». Politica è stata per tredici interminabili anni la scelta dei commissari, primi fra tutti i governatori nazional-alleato Antonio Rastrelli e il diessino Antonio Bassolino, di non sfidare apertamente le piazze ribelli (sono voti, voti, voti) per costruire quei termovalorizzatori che in altre parti d’Italia vengono comunemente accettati dalle popolazioni anche se piazzati come a Trieste tra un prosciuttificio e uno stabilimento di caffè. Politica è la scelta ambigua del ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che in Campania ha il bacino elettorale, di scansare ogni scelta impopolare e non lasciarsi scavalcare a sinistra da Rifondazione. Politica la veemenza con cui Vincenzo De Luca, il «podestà rosso» di Salerno acerrimo rivale di Bassolino, vuole avere il via libera a costruire lui un secondo inceneritore dopo quello di Acerra così da dimostrare che lui sì, altro che il governatore!, sa andare diritto all’obiettivo affrontando senza paura la piazza. E ancora politica è la posizione della destra, che scarica tutte le responsabilità sulla sinistra da anni al governo della Campania e di Napoli dimenticando di avere avuto fino a un anno fa, quando già l’emergenza era «tragica», la presidenza del Consiglio e il ministero dell’Ambiente. E tutta politica, infine, è la scelta degli uni e degli altri di non lavorare insieme, di non collaborare su nulla, di scaricare tutto su Guido Bertolaso in attesa che passi ‘a nuttata. E si porti via la puzza dei cassonetti bruciati.
La piaga dei rapporti tra certe rivolte popolari, spesso accese dalla camorra da sempre interessatissima al business delle discariche, e certi parlamentari che hanno scelto di cavalcare le proteste invitandoli a smetterla di porre «ostacolo alle scelte individuate nel decreto» .
Politica è la posizione di chi come il senatore rifondarolo Tommaso Sodano, presidente della commissione Ambiente di Palazzo Madama, ha deciso di mettersi di traverso agli inceneritori teorizzando che questo movimento deve assumere l’importanza della guerra «No-Tav» in nome di un grande progetto che avvii la raccolta differenziata (progetto fino ad oggi fallimentare sia culturalmente sia amministrativamente) e spiegando che nell’attesa il pattume si potrebbe smistare in Romania. Politica è stata l’assunzione di 2.316 precari inquadrati con contratto definitivo a 2 mila euro al mese per 14 mensilità senza che due terzi, secondo lo stesso commissario all’emergenza, avessero mai «assegnata una mansione». Politica è stata per tredici interminabili anni la scelta dei commissari, primi fra tutti i governatori nazional-alleato Antonio Rastrelli e il diessino Antonio Bassolino, di non sfidare apertamente le piazze ribelli (sono voti, voti, voti) per costruire quei termovalorizzatori che in altre parti d’Italia vengono comunemente accettati dalle popolazioni anche se piazzati come a Trieste tra un prosciuttificio e uno stabilimento di caffè. Politica è la scelta ambigua del ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che in Campania ha il bacino elettorale, di scansare ogni scelta impopolare e non lasciarsi scavalcare a sinistra da Rifondazione. Politica la veemenza con cui Vincenzo De Luca, il «podestà rosso» di Salerno acerrimo rivale di Bassolino, vuole avere il via libera a costruire lui un secondo inceneritore dopo quello di Acerra così da dimostrare che lui sì, altro che il governatore!, sa andare diritto all’obiettivo affrontando senza paura la piazza. E ancora politica è la posizione della destra, che scarica tutte le responsabilità sulla sinistra da anni al governo della Campania e di Napoli dimenticando di avere avuto fino a un anno fa, quando già l’emergenza era «tragica», la presidenza del Consiglio e il ministero dell’Ambiente. E tutta politica, infine, è la scelta degli uni e degli altri di non lavorare insieme, di non collaborare su nulla, di scaricare tutto su Guido Bertolaso in attesa che passi ‘a nuttata. E si porti via la puzza dei cassonetti bruciati.