RADICALI ROMA

Walter lo sprecone: 15 milioni di euro per le consulenze

A spulciarle così, voce per voce, ti viene un po’ di tristezza. Ma come, tanto casino per cifre, tutto sommato, risibili? E che saranno mai 159 euro per una collaborazione esterna, nel caso specifico trattasi dell’importo erogato a un «esecutore esterno della banda musicale del corpo della Polizia Municipale». Si, che saranno mai altri cinque incarichi per lo stesso soggetto, d’importi diversi. Nulla. Il problema è che, per dirla con Totò, è il totale che fa la somma. E la somma dice che il meccanismo degli incarichi esterni e delle consulenze era diventato per l’amministrazione guidata dall’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, oggi leader del Pd, una sorta di bancomat. Con delibere e determinazioni dirigenziali la giunta comunale erogava soldi a pioggia, per le ragioni più svariate. La somma erogata dal Bancomat del comune di Roma, per gli «incarichi affidati ai consulenti e collaboratori esterni», relativamente al 2007, è stata di 15 milioni di euro (15.178.003 la cifra esatta), a fronte di un impegno previsto pari a 30 milioni e rotti. Il che vuol dire che la borsa non è ancora chiusa e che quel totale potrebbe ancora crescere, allargando ulteriormente il buco nei conti del Campidoglio.

 

BOOM DELLE SPESE

Il bello, o il brutto, che è il dato relativo al 2007 (il dossier di cui Libero è venuto in possesso è aggiornato al 3 settembre del 2008), nonostante i proclami dell’ex primo cittadino della Capitale, testimonia un’ulteriore crescita della spesa per le consulenze esterne. Nel 2006, ma la cifra è sottostimata non disponendo del dato reale, la spesa è stata di poco superiore ai 14 milioni di euro, con il solo staff dell’allora sindaco Veltroni che si portava via qualcosa come un milione di euro. Evidenteménte la prospettiva di dover affrontare una campagna elettorale non lo ha indotto a risparmiare. Anzi, il dato del 2007 conferma quanto lasciano supporre i numeri. Numeri sui quali il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, avrà di che riflettere.

Anche perché il vizio delle consulenze, in Campidoglio, arriva da lontano. Il primo ad inaugurare il filone dei cosiddetti collaboratori d’oro nelle amministrazioni pubbliche fu l’allora sindaco di Roma Francesco Rutelli. Appena eletto, nel 1993, decise di dotarsi di un proprio staff – ufficio stampa e ufficio di gabinetto – di cui fidarsi ciecamente. Negli anni le consulenze si sono moltiplicate in modo esponenziale e, in molti casi, senza una reale necessità. Questo effetto moltiplicatore ha indotto due consiglieri comunali a presentare un esposto alla Procura generale della Corte dei Conti. L’inchiesta è andata avanti per cinque anni e nel settembre del 2000 i giudici contabili hanno condannato Francesco Rutelli e una manciata di assessori dell’epoca a risarcire, di tasca propria, le casse comunali con 3 miliardi e 329 milioni di vecchie lire. Chissà se la Corte dei conti avrà la forza, e la voglia, di fare altrettanto con le consulenze. lautamente pagate dalla giunta Veltroni.

OGGETTI SMARRITI Quella famosa sentenza infatti ha stabilito, tra l’altro, che «non è illecito utilizzare esperti» per integrare l’attività dell’amministrazione pubblica, è da condannare invece l’uso di persone senza alcun particolare requisito per il compito che gli è affidato. Un esempio? Il corpo di polizia Municipale ha affidato a un esterno, per un importo pari a 8 mila euro, il compito di “periziare” gli oggetti depositati presso l’ufficio oggetti rinvenuti. Il dipartimento che si occupa di cultura e sport ha speso ben 144 mila euro, pagati alla società Link, per la realizzazione della mostra paleofauna del Lazio al museo di zoologia. E dire che il Comune di Roma ha sempre fatto grande sfoggio della struttura del Bioparco e del suo staff. Ma davvero c’era bisogno di una consulenza esterna? E che dire dell’incarico affidato ad un’altra azienda per realizzare un corso di “front office e rapporto con il cliente allo sportello” per oltre 8 mila euro? Quanti dipendenti lo avranno seguito? E soprattutto, quanti clienti se ne saranno accorti?

Eppure questo era il bancomat del Campidoglio; con il quale l’attuale sindaco, Gianni Alemanno, ha voluto farei conti subito. Il primo provvedimento è del 23 luglio del 2008 e ha ridotto da 31 a 12 i dirigenti esterni del Comune, con un evidente risparmio per le casse comunali. Fatto questo primo drastico taglio, ora gli uffici stanno lavorando per chiudere il bancomat, rimettendo in moto la macchina comunale, mortificata dal ricorso esasperato agli esterni. Certo, la banda musicale della Polizia Municipale ne potrà anche soffrire, però sempre meglio un tamburo in meno e una pistola in più. Soprattutto per la sicurezza dei romani.