RADICALI ROMA

Welby, i pm aspettano l'autopsia Oggi Riccio all'Ordine dei medici

La Procura della Repubblica di Roma aspetterà ufficialmente l’esito dell’autopsia, eseguita lo scorso 22 dicembre sul corpo di Piergiorgio Welby, prima di chiedere l’eventuale archiviazione oppure l’iscrizione nel registro degli indagati di eventuali resaponsabili, fra i quali il dottor Mario Riccio, l’anestesista dell’Ospedale Maggiore di Cremona che ha effettuato la sedazione e il distacco del respiratore automatico. Riccio – che rischia l’incriminazione per omicidio e provvedimenti della sua associazione professionale – sarà ascoltato oggi, alle 18.30, dall’Ordine dei medici. Il fascicolo aperto sul caso Welby in Procura a Roma è ancora intestato “Atti relativi a”, ossia senza indagati. Intanto il ricorso dei pm Salvatore Vitello e Francesca Loy contro il provvedimento del giudice del Tribunale civile di Roma, Angela Salvio, che decise l’inammissibilità dell’istanza dei legali di Welby di “staccare la spina”, è venuto meno per la morte dello stesso Welby.

I consulenti nominati dal pm Gustavo De Marinis per l’esame autoptico dovranno verificare in particolare se i livelli di sedazione abbiano influito sul decesso, avvenuto per crisi respiratoria e consumatosi, come ha riferito lo stesso Riccio, in circa 40 minuti. In sostanza, si attendono gli esiti dell’esame tossicologico. Gli esiti dell’esame autoptico, affidati a Stefano Moriani, Paolo Pietropaoli e Federica Umani Ronchi, medici legali dell’universita La Sapienza di Roma, saranno depositati ufficialmente tra 60 giorni. I magistrati, nell’auspicio di acquisire in tempi rapidi almeno l’esito preliminare degli esami, intendono capire se Welby sia deceduto in seguito a una sedazione eccessiva, che gli ha bloccato il respiro e provocato il collasso cardiaco, o se la morte sia giunta dopo che il paziente è stato sottoposto a una normale sedazione e poi privato del respiratore artificiale. Se la seconda ipotesi dovesse trovare conferma – anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate alla Digos nei giorni scorsi da Ricci – sarebbe inevitabile l’archiviazione del procedimento penale, in coerenza con quanto sostenuto dalla Procura della capitale in questi giorni.

Non si spegne intanto la polemica sui funerali religiosi negati a Welby. Dino Boffo, direttore di Avvenire, interviene sul quotidiano della Cei e scrive che “pretendere di disporre della propria morte, è un atto contro l’amore di Dio”, che “il funerale cristiano non è un atto di convenienza tra benpensanti ma un’azione liturgica che annuncia la verità di Dio. Dio è provvidenza d’amore per ciascuno, e quando si dice che Lui non fa preferenze di persone, si intende dire che è ineffabilmente caritatevole con ciascuno dentro alla propria condizione concreta. Anche con Welby è stato così. Anche Welby doveva aspettare il suo momento”.

Nella terza pagina del quotidiano sono ospitate le opinioni di quattro teologi che motivano il “no” del Vicariato di Roma. Un esperto in bioetica, don Michele Arnuini dell’Università Cattolica di Milano, commenta: “Non dimentichiamo che mentre sulla piazza si celebrava il rito (i funerali laici di Welby, ndr) che ci hanno mostrato, nella chiesa di San Giovanni Bosco si pregava per Welby”. Una scelta, questa, che ha innescato un’infinità di dispute e riflessioni dentro e fuori la Chiesa cattolica e che è servita a rinfocolare un’annosa polemica politica intorno alle iniziative radicali sui diritti civili. <!– do nothing –>E ieri, durante l’omelia, don Mario Piantelli, parroco di San Michele di Ripalta Cremasca (Cremona) ha definito la morte di Welby “atto accettabile anche dalla coscienza cristiana”: “Diceva di credere in Dio, insieme con la sua famiglia, perciò doveva avere funerali religiosi, come i suicidi, i dittatori, i fabbricanti d’armi e i mafiosi”.