RADICALI ROMA

Welfare, Rosa all’attacco «La legge Biagi non deve essere toccata»

La Rosa nel Pugno chiede che la legge Biagi sul lavoro non sia toccata. Anzi, che venga applicata integralmente. Contro i Comunisti italiani di Oliviero Diliberto, contro Fausto Bertinotti, che nei giorni scorsi, invece, ne hanno chiesto l’abolizione. «Dopo la prodezza sulle tasse in campagna elettorale, non vorremmo ci fosse la “prodezza” sulla legge Biagi – ha detto ieri Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani, durante la direzione nazionale della Rosa -. Sarebbe un modo per far vincere Berlusconi alle amministrative». Dice Capezzone che l’Italia ha bisogno di più Biagi e meno Diliberto, «meno sinistra estremista, massimalista, comunista». Diliberto, da lontano, ha risposto che ora si capisce chi fa il guastatore nella coalizione. Ricorda Capezzone che Zapatero, in Spagna, mantenne le leggi economiche e sociali di Aznar.  Per indicare, quindi, la legge Biagi come un terreno di incontro fra quelle che il presidente sdi, Enrico Boselli, ha chiamato «la nuova maggioranza e la nuova opposizione». Anche i socialisti della Rosa nel Pugno condividono la battaglia, a patto che la flessibilità sia accompagnata dalla protezione del reddito dei lavoratori. E anche sul tema della giustizia Boselli ha segnalato ipotetiche convergenze con l’opposizione: «Necessaria la separazione delle carriere tra giudice terzo e pubblica accusa». La Rosa nel Pugno riflette sul timido 2,6 per cento raccolto alle elezioni. La decisione è di non fare un passo indietro, ma due avanti. Verso una nuova formazione liberal-socialista, che unisca il «movimento» radicale all’insediamento territoriale dello Sdi. Quindi, liste comuni alle amministrative di fine maggio e sviluppo del processo unificante. Sullo sfondo, il Partito Democratico: a Ds e Margherita, la Rosa nel Pugno vorrebbe inoculare laicismo, occidentalismo in politica estera, liberalismo in economia. Venerdì è fissato l’incontro con Prodi. Finora la Rosa nel Pugno si è sentita trattare come «parente povero». Capezzone dice: «1 nostri 18 deputati saranno leali con Prodi. Ma le dichiarazioni di alleanza sono anche dichiarazioni di guerra (fraterna)».