RADICALI ROMA

Zapatero ai vescovi "Non comandate voi"

Zapatero dissotter­ra l’ascia di guer­ra contro la Chie­sa in difesa del pri­mato della politi­ca sulla religione. Ad una settimana dalla manifestazione del 30 dicembre scorso a Ma­drid, quando gli arcivescovi di Madrid e Valencia, Rouco Varela e Agustin Garcia Gasco, avevano accusato il governo «di allontanare la de­mocrazia e non rispettare i diritti umani» per le sue leg­gi del 2005 su nozze gay e di­vorzio lampo, il premier so­cialista (ed agnostico) ha ri­sposto ieri: «Nessuno può im­porre né la fede, né la mora­le, né i costumi. Si può impor­re solo il rispetto delle leggi. È il Dna della democrazia».

 

 

 

L’intervento di Zapatero è la seconda frustata dei so­cialisti in appena 4 giorni. Già mercoledì scorso un co­municato ufficiale del partito della Rosa aveva ricordato al­la Conferenza episcopale (e indirettamente al Papa, inter­venuto alla manifestazione di Madrid in favore della «familia cristiana» con una video­conferenza dal Vaticano in cui difendeva il matrimonio etero-sessuale): «Solo la società ha la potestà, attraverso i suoi rappresentanti, di ordinare i principi di libertà individuale e la convivenza dei cittadini. Chi ignora questi principi si al­lontana dalla democrazia».

 

 

 

Ma ieri il capo dell’esecuti­vo si è spinto molto più in là. «Dissento assolutamente ed in modo profondo dalle parole di Rouco Varela e di Garcia-Gasco – ha detto Zapatero nel Pa­lazzo Reale di Madrid durante un incontro con la stampa subito dopo la tradizionale festa militare in occasione dell’Epi­fania -. Il governo si pronunce­rà con forza quando non è d’ac­cordo con la Chiesa perché questo è un dovere di uno Sta­to democratico. Noi difendia­mo l’aconfessionalità dello Sta­to garantita dalla Costituzione e il primato della società civile e democratica».

 

 

 

Non pago di affermazioni che gettano benzina sul fuoco delle sempre tese relazioni con il clero, Zapatero ha preci­sato: «Le mie parole si riferi­scono a quei due vescovi. For­tunatamente il presidente del­la Conferenza episcopale, Ri­cardo Blàzquez, ha usato paro­le sensate dicendo che i prelati non devono guardare a destra o a sinistra per risolvere i problemi». Dalla padella alla bra­ce: il cardinale Rouco, ex presi­dente dei vescovi due volte e candidato alla rielezione nel rinnovo delle cariche del pros­simo marzo, rappresenta l’ala dura di un cattolicesimo lan­cia in resta contro il «laicismo zapaterista».

 

 

 

Il premier, che nella campa­gna elettorale del 2004 amava ripetere lo slogan «Meno reli­gione, più ginnastica», ha poi proseguito sostenendo che manterrà le relazioni con il Va­ticano ed i vescovi «nel rispet­to delle divergenze» e sottolineato che «i Paesi più avanzati sono quelli che estendono i di­ritti e le libertà individuali». La Chiesa, da parte sua, non è rimasta zitta. In mattinata, dalle colonne dell’anti-governativo El Mundo, il segretario dei vescovi, Martinez Camino, ribadiva: «Riconoscere le noz­ze gay significa snaturalizzare il concetto al punto che non è esagerato affermare che in Spagna il matrimonio ha smes­so di esistere legalmente».