RADICALI ROMA

La crisi (ciclica) dei rifiuti a Roma, spiegata a tutti

La crisi dei rifiuti che attanaglia Roma, a maggior ragione dopo l’incendio dell’impianto di Tmb Salario, è frutto dello scellerato immobilismo da parte della giunta Raggi, che da un lato continua a sacrificare le reali necessità della Capitale sul piano impiantistico all’esigenza di guadagnare consenso attraverso insostenibili posizioni ideologiche, e dall’altro stenta a porre in essere le ormai improcrastinabili politiche per aumentare in modo significativo la raccolta differenziata, con ciò esponendo i cittadini a disagi ormai cronici e proseguendo nell’opera di sistematica distruzione della capacità industriale dell’Ama.

È necessario affiancare alle iniziative legislative già intraprese alla Regione Lazio proposte che possano incidere anche a livello comunale e municipale, per offrire un pacchetto complessivo di riforma in grado di risolvere realmente il problema dei rifiuti nella nostra città.

C’è molta confusione sotto al cielo, e chi parla di rifiuti a Roma, a volte, neanche conosce i punti deboli di un sistema rigido, quindi bisogna fare un po’ di chiarezza. Il problema più grosso riguarda la gestione dell’indifferenziato e dei prodotti di trattamento.

Perché ciclicamente Roma va in crisi?

Per problemi riguardanti sia l’entrata che l’uscita dei 4 TMB (trattamento meccanico-biologico, una tecnologia di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati).

Entrata ai TMB:

  • A Roma vengono raccolte circa 5.000 tonnellate di rifiuti al giorno [in aumento], di cui circa 2.000 in modo differenziato e circa 3.000 in modo indifferenziato. Ora, al netto di piccole quantità indifferenziate che vanno all’estero, in altre province del Lazio e in Abruzzo, i quattro impianti di trattamento della Capitale (Malagrotta 1 e Malagrotta 2, via Salaria e Rocca Cencia) avevano una capacità totale proprio di 3.000 tonnellate di indifferenziato, ora ridotta dopo la chiusura del TMB Salaria a causa di un incendio. Questo problema si affronta diminuendo la produzione dei rifiuti e/o aumentando sensibilmente la raccolta differenziata [e quindi diminuendo l’indifferenziata].

Uscita dai TMB

  • Un altro problema riguarda sempre l’indifferenziato, ma questa volta attiene a quello che esce dagli ormai 3 TMB, ossia i rifiuti speciali (scarti, frazione organica stabilizzata e combustibile da rifiuti). Questo materiale viene ogni giorno allontanato dalla città di Roma attraverso circa 163 TIR con destinazione 8 regioni e 55 siti differenti. Perché? La Capitale non ha una discarica di servizio e non possiede un inceneritore attivo. Quindi smaltisce o incenerisce altrove. Le capitali europee garantiscono, mediamente, nel perimetro della città metropolitana, tutto il ciclo integrato dei rifiuti, ovvero accoglimento, trattamento e smaltimento, al 98%. La città di Roma, invece, è soltanto al 36%. Quindi quando uno di questi impianti ovvero siti, non è disponibile per i più diversi motivi (manutenzione, rotture, blocco strade, incendi ecc ecc) i rifiuti speciali restano nei capannoni dei 3 TMB, e non avendo Roma una soluzione alternativa, la monnezza resta per strada. Quali soluzioni? 1) individuare una discarica di servizio residuale per solo materiale trattato ed aumentare la capacità di incenerimento; 2) oppure individuare una discarica di servizio residuale per solo materiale trattato e convertire gli impianti TMB affinché la parte secca venga più possibile avviata a recupero di materia quindi senza produrre CDR, questo diventa fattibile solo se la Capitale realizza un’ottima e capillare raccolta differenziata dell’umido.

Per un ulteriore approfondimento, leggi la presentazione sul ciclo dei rifiuti di Roma a cura di Massimiliano Iervolino, già consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.